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SAN GIOVANNI EVANGELISTA DI GIOVANNI DALMATA (IVAN DUKNOVIĆ) NELLA CATTEDRALE DI TRAÙ

Josip Belamarić ; Konzervatorski odjel u Splitu


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Con l'identificazione ipotetica di un ritratto che si cela sotto le vesti della statua di San Giovanni Evangelista nella cappella del beato Giovanni Ursini nella cattedrale di Traù - si cercha di rafforzare il ruolo che poté avere nell'intero progetto l'umanista traurino Coriolano Cippico. I contemporanei lo chiamavano il Grande ( 1425-inizi 1493). È l'autore dell'opera latina Petri Mocenici imperatoris gestorum libri III (Venezia 1477), più nota sotto il titolo De Bello Asiatico, nella quale descrisse le operazioni militari veneziane ( 1470-74) contro i Turchi È importante sottolineare che Coriolano ricoprì un ruolo attivo nei cantieri e nella sistemazione dell'interno della cattedrale per ben quattro decenni e sempre quando i lavori riprendevano. Proprio in rapporto alla Cappella del beato Giovanni Ursini, dirò che Coriolano vi lavorò in qualità di "operario" per un intero anno ( 1466-67) prima del Contratto ricordato per la sua costruzione, nel quale egli figurava come procuratore di Niccolò Fiorentino. La costruzione della cappella si svolse a più riprese per un periodo inusualmente lungo: i lavori iniziarono, in verità, appena dopo il ritorno di Coriolano dalla guerra, nel1475. Dal libro dei conti risulta operario nel 1482 quando, finalmente, ebbe inizio la decorazione della cappella con le statue. La cappella fu ultimata nella parte architettonica solo nel 1488, al tempo in cui era nuovamente operario Coriolano. Considerato il suo ruolo guida nelle controversie con i vescovi traurini Torlon e Marcello, suo successore, proprio intorno alle competenze dell'opera (questioni che, per es., nel 1490, dovettero risolvere il legato papale e lo stesso doge), non vi è dubbio alcuno che Coriolano sorvegliò di persona i lavori fino al termine della sua vita. Si deve notare che tra l'arrivo di Marcello nel 1489 (prima di questa data furono svolti lavori importanti - in assenza del vescovo precedente che si era trattenuto a Roma per cinque anni) e la morte di Coriolano nel 1493, non sono documentati nuovi lavori né nuove statue nella cappella. L'importante svolta iconografica che si verificò all'interno della cappella, quando il precedente Cristo del Fiorentino fu sostituito con uno nuovo, e quando la composizione dietro l'altare ottenne un nuovo significato ic01iologico, segue i lavori successivi alla morte di Coriolano nel 1493. I Cippico potevano avere anche un motivo particolare per legarsi alla cappella: Giovanni Ursini, vescovo traurino nell'XI-XII sec. era giunto a Traù da Roma, e i Cippi co esaltavano le loro origini romane più insistentemente di quanto fosse di moda allora, nella Dalmazia umanistica. E importante avvertire che gli architetti e gli scultori di tutti i principali progetti comunali del tempo di Coriolano lavorarono ai palazzi Cippico- per primo l'Alessi dopo la metà degli anni 50, poi il Fiorentino negli anni 70, e Ivan Duknović negli anni 80. A Traù Coriolano, evidentemente secondo un programma definito, riuscì a occupare tutto il lato ovest della piazza principale della città con i suoi due palazzi - di fronte al palazzo comunale, alla cattedrale e agli altri edifici pubblici, provvedendoli di numerosi stemmi della sua famiglia, con chiare pretese principesche. I figli di Coriolano erano ugualmente stimati come umanisti. Nella parte sita della scala situata nel cortile del "Palazzo Cippico Piccolo" a Traù, realizzato da Niccolò Fiorentino probabilmente alla metà degli anni '70, si trova il rilievo di un poeta incoronato che i critici hanno interpretato finora come il ritratto del re Mattia Corvino, oppure di un amico di Coriolano, il noto storico Marc'Antonio Coccio, detto Sabellico. Il rilievo, secondo autore, rappresenta Alvise, il figlio di Coriolano. Alvise Cippico, nato il 17 settembre 1456, già nel 1470 si recò a Padova per intraprendere gli studi di teologia e diritto, nonché letteratura. In chiusura delle Commoediae di Terenzio (Venezia 1473), curate dal suo professore Rafael Regio, Alvise- allora sedicenne- pubblicò una poesia in latino di dieci versi, dedicata ai lettori dell'opera. Da Padova, dove conseguì il dottorato in utroque iure, in occasione della guerra di Venezia con Ferrara inviò, il 12. XII. 1482, un panegirico di 257 esametri al doge Giovanni Mocenigo, o più propriamente al senato veneziano (Aloysii Cipici iurisconsulti et poetae panegyricus in Senatum Venetiarum). Giovanni era il fratello di Pietro Mocenigo sotto il quale Coriolano aveva combattuto. Si tratta di una poesia di argomento storico, di un'esaltazione mitologica della missione storica di Venezia. Nello stesso anno (1482) Alvise era a Roma. Lo videro con il fratello Giovanni nel circolo di Pomponio Leto. Ottenne alcuni benefici da Innocenza VIII; è qualificato come "familiaris nostris". Nel 1488 divenne vescovo di Famagosta su Cipro. Fu nominato segretario "ab epistolis" di papa Alessandro VI, Rodrigo Borgia. Nel 1500 gli furono negati il vescovato e le rendite, ma alla fine del 1503, il suo nuovo protettore Giulio della Rovere, Papa Giulio II, lo nominò arcivescovo di Zara. Lo celebrò Giovanni Aurelio Augurello. Morì il 2.III.1504 mentre era ancora arcivescovo di Zara. Fu seppellito in San Pietro. Quest'identificazione del rilievo di Palazzo Cippico, è sostenuta dal ritratto della stessa persona che è 'camuffata' sotto la toga della statua di San Giovanni Evangelista, realizzata per la cappella traurina da lvan Duknović. Considerato che la statua è lavorata anche nella parte posteriore si ritiene che originariamente non fosse stata pensata per la nicchia in cui si trova oggi, ma per un altare. Si fa inoltre notare che il Fiorentino, già nel 1482, aveva collocato nella cappella del beato Giovanni Ursini il suo San Giovanni. Nello stesso tempo Coriolano si adoperava per assicurare la cattedra vescovile traurina al figlio Alvise e, suppongo poté ordinare un ritratto identificatorio di questo tipo. Il Gran Consiglio traurino, in verità, prescelse Alvise Cippico come vescovo il 27. XI. 1483, ma la Signoria non confermò questa scelta né la sottopose alla curia. Nonostante tutti i meriti del padre nei confronti dello stato e la fedeltà dichiarata dal figlio (nell'enfatico panegirico al Senato del 1482), la Signoria sicuramente valutò le ambizioni di Coriolano come troppo pretenziose. In epoca rinascimentale, inoltre, Venezia si atteneva al principio che i vescovi e i conti delle città dalmate fossero prescelti fuori dalla Dalmazia. È interessante che il papa più tardi nominò Alvise vescovo di Famagosta a Cipro, dove suo padre quindici anni prima aveva svolto una nota missione diplomatica; Marcello, invece, vescovo locale fu trasferito a Traù, dove si scontrò subito con il Gran Consiglio e gli "operari", rappresentati proprio da Coriolano. L'ipotesi, dunque, sarebbe che in un primo momento il San Giovanni di Duknovié, con il volto di Alvise, proprio per questa identificazione non poté essere accettato, soprattutto non in presenza del vescovo Torlon (†1483) ancora vivo e con il quale Coriolano come procuratore degli interessi comunali in relazione alla cattedrale era in rapporti tesi, e che per questo motivo fosse stato ordinato ex novo al Fiorentino. All'ipotesi presentata si può obiettare che la statua di Duknović è lavorata anche dalla parte posteriore. Allo stesso modo, tuttavia, sono lavorate anche altre statue dello stesso maestro che erano originariamente previste per essere collocate nelle nicchie, come il putto-reggifiaccola che aveva realizzato sempre per Coriolano. Inoltre, al centro della schiena in questo caso non si sarebbe trovato il foro per assicurare ed elevare la statua, che vediamo nel San Giovanni Evangelista. Terminus ante quem per la statua di Duknović è da ritenere il 1489 quando è documentata la realizzazione del San Filippo del Fiorentino, il cui modello, come ha notato Štefanac, è proprio il San Giovanni di Duknović che gli stava di fronte. San Tommaso apostolo del Duknović se osserviamo il sistema dei drappeggi- è ugualmente confrontabile con il San Giovanni. Anche se fosse stato creato per una collocazione esterna alla cappella- alle cui nicchie del resto si adatta meglio delle sculture del Fiorentino- entrò per tempo nella cappella, in ogni caso prima del notevole rifacimento in epoca barocca che vide proprio nel San Giovanni del Duknović la statua più pregevole di tutto l'insieme, e l'attribuì ad Alessandro Vittoria di cui furono innalzate quattro statue accanto alla piramide del campanile, nel XVII secolo. Possiamo però ricordarci che il tipo fisionomico aquilino è uno dei tipi più famosi di ritratto eroico. Già la teoria fisionomica antica e medievale riteneva che l'aspetto di ogni animale fosse determinato dalla sua natura. Di conseguenza: una persona dal naso schiacciato e carnoso simile al leone dovrebbe essere generosa, virile, forte, ma anche incline all 'ira- come il leone; l'aquila, invece, nell'arte profana rinascimentale è portatrice di una varietà di significati simbolici -con associazioni alla regalità, all'acutezza visiva, all'elevatezza del pensiero. È allo stesso tempo attributo della speranza, della virtù e del ringiovanimento. L'identificazione di Alvise Cippico dal naso aquilino con San Giovanni poté stabilirsi proprio attraverso l'aquila attributo dell'Evangelista. Nel caso traurino, oltre a tutta la pretenziosità del ritratto che oggi ravvisiamo, Cippico voleva rappresentare il figlio nell'atto di ossequiosa imitazione delle virtù del santo (imitatio exempli virtutis). Con questo contributo (pubblicato in altra versione negli Atti del Convegno Internazionale: Michefozzo, scultore e architetto (1396-1472), a cura di G. Moroli , Firenze 1998: 287-296) si apre l'interrogativo se il San Giovanni di Duknović fosse destinato proprio ad essere il primo nella cappella. All 'interno dell 'opus del Duknović s'introduce un logico intermezzo con il soggiorno nella nativa Traù ai primi degli anni '80, senza il quale sarebbe difficile spiegare le eccezionali creazioni realizzate per il Palazzo Cippico. Soprattutto, leggendo i documenti noti e quelli finora non noti dell'archivio della cattedrale traurina si scopre la logica successione degli avvenimenti nel cantiere della cappella di Traù, e si pone in rilievo il ruolo di Coriolano Cippico sia nella sua progettazione, sia all'interno del circolo umanistico traurino della seconda metà del XV secolo.

Ključne riječi

Hrčak ID:

110470

URI

https://hrcak.srce.hr/110470

Datum izdavanja:

11.8.1998.

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