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IL BATTISTERO DI TROGIR (1467) E IL METODO DI COSTRUZIONE PREFABBRICATA DELLA SCUOLA ARCHITETTONICA DALMATA

Radovan Ivančević ; Filozofski fakultet Zadar


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Sul lato settentrionale dell’atrio della cattedrale romanica di Trogir (Traù), Andrija Aleši nel 1467 annesse il battistero gotico. Oltre alle affinità formali con il complesso della cattedrale di Šibenik, che l’autore evidenzia a livello della modellazione degli elementi architettonici del battistero traurino, egli dimostra che Aleši fu relativamente al metodo progettuale un valido seguace di Giorgio Dalmata, ma più debole del maestro nella soluzione dei problemi proporzionali e compositivi, mentre riprese e sviluppò ulteriormente e in modo qualitativamente migliore il metodo giorgiani di costruzione a montaggio di blocchi e lastre monolitici, che formano da una parte la facciata e dall’altra modellano la faccia interna dell’edificio.
Il metodo di construzione prefabbricata a monoliti fu promosso in Dalmazia dallärchitetto Giorgio di Matteo con il progetto per la cattedrale di Šibenik nel 1441, poi realizzato e sviluppato in una seria di varianti (1441–1452): con la construzione dei muri e della volta del battistero, del basamento della parte absidale, con il montaggio delle tre absidi poligonali e delle conche delle absidi laterali, con la realizzazione dei trifori, e altrove. Alcune componenti di questo metodo costruttivo erano già presenti nei monumenti architettonici antichi della Dalmazia, ma il suo specifico sviluppo sotto l’influenza della creativa elaborazione giorgiana culmina nella cattedrale di Šibenik, nel XV secolo, si modifica in maniera peculiare nel battistero traurino ed è parzialmente adottato nella cappella Orsini a Trogir (1468), quindi cade in disuso. L’autore sottolinea oltre all’impressione monumentale della composizione muraria del battistero traurino il fatto che le lastre di pietra verticali e lisce, non sono solo il rivestimento esterno del muro maestro, costruito di pietra o di mattoni – com’era tipico, per esempio, dell’architettura veneziana – ma sono blocchi monolitici di pietra dello spessore di uno muro, che hanno funzione portante, sostitutiva del muro. Ogni blocco monolitico ha una »faccia« liscia all’esterno ed una »controfaccia« a rilievo all’interno: i pezzi verticali più stretti sono lavorati dall’altra parte come pilastri scanalati, quelli più larghi invece come nicchie piatte scanalate, terminanti a conchiglia.
In base alla distribuzione orizzontale e verticale dei blocchi in pietra delle facciate occidentale e settentrionale del battistero traurino (dove compaiono gli stessi elementi) è possibile »leggere« integralmente dall’esterno la composizione e la membratura delle pareti all’interno. Con questa costruzione, con il metodo di montaggio di lastre e pilastri di pietra è realizzata l’unità organica interna ed esterna dell’architettura. Nel significato corrente della parola (legato al verbo murare), qui il muro non esiste, è abolito. I quadrati di pietra, come elementi construttivi del metodo di muratura tradizionale, sono tutti sostituiti da grandi blocchi e lastre tagliati precisamente »su misura« degli elementi compositivi e dell’articolazione delle pareti all’interno, mentre la tecnica muratoria è stata sostituita dalla tecnica di construzione prefabbricata. La facciata delll’edificio è diventata in tal modo costruzione nuda, la composizione degli elementi dell’esterno del’edificio invece è identita all’articolazione delle pareti all’interno.
Il metodo dell’identità di definizione dello spazio interno (della volta) e della composizione della facciata è affine a quello con cui è modellata la facciata tripartita della cattedrale di Šibenik come proiezione delle volte a botte e a semibotte dall’interno sulla facciata.
Per la modellazione delle pareti interne del battistero traurino – con l’alternarsi di nicchie scanalate terminanti a conchiglia e di pilastri scanalati – troviamo il modello nelle absidi all’interno della cattedrale di Šibenik. L’analogia più vicina alla costruzione muraria del battistero traurino – che diversamente dalle absidi sebenicensi è esternamento liscio – è la costruzione a montaggio delle absidiole del battistero di Šibenik, la prima opera architettonica di Giorgio in Dalmazia datata con sicurezza. Queste absidiole sono formate da 7 grandi blocchi verticali, che sono fissati sul lato inferiore e superiore da una fascia di 6 grandi quadrati per parte. La conca a segmenti con conschiglia scanalata e lunetta ad arco acuto, sopra la nicchia, è costituito da due soli blocchi di pietra (collegati verticalmente lungo l’asse di simmetria)! Come coronamento e simbolo del metodo giorgiano di prefabbricazione, è spesso citata la volta circolare del battistero montata con parti in pietra: 4 fiale si riuniscono nella lastra rotonda della chiave di volta, e 4 lastre sono inserite tra di esse, mentre queste stesse parti in pietra della volta riccomente lavorate a rilievo, dalla parte superiore fungono da lastre del pavimento della navata meridionale della cattedrale e vi si può »leggere« integralmente la composizione della volta. Il metodo monolitico di montaggio è applicato letteralmente anche alle absidi poligonali della cattedrale di Šibenik: con i robusti pilastri agli spigoli, con le forti trabeazioni orizzontali sopra e sotto di essi, e con grandi lastre a nicchie e conchiglie scanalate su entrambi i lati, inserite tra essi. Sono prefabbricate e non in muratura anche le conche delle absidi laterali: 9 »spicchi« che si allargano dal vertice verso il contorno inferiore semicirocolare del quarto di cerchio, sono tra loro collegati da un’incisione graduata (a incastro) e saldati col piombo, come tutti gli altri elementi di montaggio ricordati.
In confronto alla coerenza del principio tettonico della costruzione del battistero, Aleši, diversamente da Giorgio, fallisce quando deve risolvere creativamente i problemi della composizione. La sua soluzione del muro intorno al portale è piuttosto maldestra: i pilastri sopra la porta sono tagliati di sotto in modo grossolano, obliquo, mentre il pilastro sinistro è »scalzato« cosicchè tra esso e quello d’angolo è rimasta appena una stretta »fenditura«, ma anche qui, tuttavia, è inserito il motivo deformato della nicchia.
La comparsa della prima volta architettonica a cassettoni del XV secolo in Dalmazia, nel battistero di Trogir (la volta sotto la sacrestia di Šibenik imita una volta lignea a travetti), è stata a ragione paragonata da molti studiosi (da Folnesics in avanti) alla volta a cassettoni del Tempietto nel Palazzo di Diocleziano a Split, considerando che esso aveva anche avuto funzione di Battistero. La volta del Tempietto, tuttavia, è montata con blocchi di pietra concavi (disposti trasversalmente), che comprendono ciascuno due cassettoni modellati vigorosamente a rilievo e, alla maniera tipica del tardoantico, sovraccarichi di decorazioni. Un modello stilisticamente più vicino potrebbero essere stati i cassettoni nella volta del periptero intorno al Mausoleo. Il Mausoleo di Diocleziano offre anche l’antico modello della soluzione »megalitica« della struttura muraria del battistero trauvino. La costruzione del periptero ottagonale è realizzata in modo del tutto identico alla facciata del battistero di Aleši. Infine, nel Palazzo troviamo anche il modello dell’inusuale soluzione, applicata all’interno del battistero, di scolpire più parti dell’articolazione muraria, senza interruzioni in un unico blocco di pietra: la parte di superficie muraria liscia sotto la nicchia (lo schienale del banco), poi la parte inferiore del pilastro tra le nicchie, l’altra parte di muro liscio, l’inizio dell’altro pilastro e ancora una parte di muro liscio. Le grandi nicchie accanto alla porta sulla facciata settentrionale del Palazzo, sono costruite in base allo stesso principio: dentro a un blocco monalitico è scolpita una parte nel piano del muro (come un quadrato), poi il fusto del pilastro a rilievo (rispettivamente la base e il capitello), e infine il segmento della concavità (!) della nicchia. Con ciò è realizzata idealmente la funzione di »congiunzione« delle diverse parti dell’edificio: dei muri – dei pilastri – delle nicchie.
L’autore conclude che pure tra elementi morfologicamente identici, si può chiaramente distinguere tra ilmodo prevalentemente tettonico di trattare gli elementi architettonici in Giorgio e il modo spesso atettonico in Aleši. I pilastri e le nicchie nella cattedrale di Šibenik mantengono sempre intatta la logica tettonica delle proporzioni dei pilastri più stretti e delle nicchie più larghe, rispettivamente la concentrazione della massa, nei pilastri, attivi, membri costruttivi portanti della cornice della costruzione e la prevalenza della superficie, nelle nicchie, come completamenti passivi. Invece, le nicchie e i pilastri nel battistero di Aleši sono praticamente di uguale larghezza e trattati in modo ugualmente piatto.
Così, come nel battistero di Aleši il pilastro e la nicchia tendono ad essere resi in maniera uguale, è uguagliato nella larghezza anche il fregio vegetale (che di fatto dovrebbe essere la cornice) con il fregio di putti. Quest’articolazione deriva dallo schema tripartito antico: architrave, – fregio – cornice, ma Aleši lo applica con due errori interpretativi. Omette l’architrave e al suo posto colloca il fregio con putti, la cornice vegetale sopra di esso invece (al posto di essere più stretta e concentrata nella massa) è schiacciata e allargata come un secondo fregio, mentre ogni cornice vegetale giorgiana doppia di questo tipo – a Šibenik, Split, Ancona – secondo il rapporto proporzionale nei confronti degli altri elementi dell’articolazione architettonica, mostra la chiarezza tettonica dei progetti del maestro.
Con il progetto del battistero Aleši riprende il principio giorgiano dell’unità del materiale (la pietra), dell’unità interno – esterno, come anche il principio dell’unità di architettura e scultura, dell’integrazione del programma iconografico – risolto a rilievo – nel corpo architetonico, construtivamente e organicamente uniti. Nell’architetura del batistero sono così inseriti il fregio di putti con la mossa cornice vegetale, il rilievo di S. Gerolamo nella lunetta a sesto acuto sulla parete orientale e il rilievo del Battesimo di Cristo sopra il portale d’ingreso. L’intero opus architettonico – sculturale di Giorgio Dalmata è stato definito dall’autore, in una serie di contributi, come stilisticamente misto, gotico – rinascimentale. Con questo studio l’autore estende questa definizione anche alla costruzione architettonica adottata da Giorgio: il suo metodo di montaggio a monoliti antico – rinascimentale. Possiamo definire il battistero dell’Aleši a Trogir come il paradigma del recupero del metodo antico di costruzione nell’architettura rinascimentale in Dalmazia.
Diversamente dalla cattedrale e dalla sacrestia di Šibenik caratterizzate da una facciata articolata, Aleši introduce una facciata perfettamente liscia, seguendo modelli antichi. Egli adotta ugualmente il metodo di montaggio di blocchi più larghi e più stretti, ma in senso construttivo di elementi di uguale valore – come sulle pareti della cripta del Mausoleo di Diocleziano a Split – e abbandona il sistema giorgiano della »cornice costruttiva« e delle lastre interposte, che segue lo schema gotico, ma nello stesso tempo è affina anche alla tecnica della costruzione lignea. La cattedrale di Šibenik con il battistero, di Giorgio Dalmata, è un esempio di sintesi gotico-rinascimentale, in cui il metodo si presenta problematicamente, con un ampio spettro di possibilità e variazioni. Il battistero traurino dell’Aleši è un esempio di rinnovamento antico – rinascimentale in cui il metodo si realizza nel modo più completo. La cappella traurina di Niccolò Fiorentino è un monumento alla classicità del primo rinascimento, in cui il metodo viene già in parte abbandonato. Questo gruppo di monumenti architettonici è definito da quattro fattori: l’unità strutturale di interno ed esterno, l’integrazione del programma iconografico sculturale nell’architettura. Le quattro caratteristiche ricordate, distinguono e separano questo gruppo di monumenti dalmati dall’architettura veneziana della stessa epoca, che è essenzialmente definita dal metodo del rivestimento in pietra degli edifici in mattoni, dall’incrostazione (com’è, per esempio, costruita anche la sacrestia di Šibenik, che è stata erroneamente indicata come il modello del battistero traurino), infine con la mescolanza di materiali diversi, con la policromia e la separazione dell’iconografia dall’architettura.
Questo gruppo di monumenti della scuola regionale dalmata di architettura del XV secolo è indipendente in base ai soui specifici caratteri sia rispetto all’arte del primo rinascimento in Toscana – per esempio, riguardo alla sua mescolanza di materiali e alla sua policromia – sia rispetto all’arte europea della stessa epoca nel suo complesso.

Ključne riječi

Hrčak ID:

155653

URI

https://hrcak.srce.hr/155653

Datum izdavanja:

13.12.1990.

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