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LA SCULTURA LIGNEA RINASCIMENTALE VENEZIANA IN ISTRIA E DALMAZIA - BREVE RICAPITOLAZIONE E CONTRIBUTI AL CATALOGO
Ivan Matejčić
; Konzervatorski odjel u Poreču
Sažetak
Negli ultimi tempi assistiamo a numerose nuove pubblicazioni da parte di studiosi di arte veneziana su esempi della scultura lignea rinascimentale veneziana. Nell'arco di un decennio, lasso di tempo trascorso dalla mio primo lavoro sugli esempi di sculture lignee rinascimentali, ho individuate alcune nuove opere e le ho trattate nell' articolo inserito nella raccolta degli atti pubblicata nel 1999 a Udine. Con il presente testo desidero portare all'attenzione alcuni esemplari inediti, commentarli e aggiungere alcune riflessioni sulle opere dame precedentemente studiate. Nell 'ambito dell'intero corpus dell'intaglio rinascimentale veneziano sinora conosciuto, una particolare posizione e occupata da Paolo Campsa, la cui bottega e nota dell'ultimo decennia del XV secolo e della quale si sege l'attivita sino all'inizio del quarto decennia del XVI secolo. Fino al 1514 egli lavorava assieme al cognato Giovanni da Malines e alcune opere recano entrambe le loro firme. Su Paolo Campsa e Giovanni sono importanti i contributi di G. Fossaluzza in particolare un ampio contribute pubblicato nel numero 52 della rivista Arte Veneta. Oltre allo studio di numerosi rilevanti documenti noti sulla vita di questi maestri, l'autore traccia le coordinate stilistiche essenziali delle pale d'altare, dei polittici e delle sculture attribuite a questi maestri. Fossaluzza presento anche tre opere firmate, sino ad allora inedite o poco note. Si tratta del trittico di Monopoli, opera firmata da Paolo Campsa e da suo cognato, datato 1502. La composizione e le caratteristiche tecniche di questo trittico sono analoghe a quelle del trittico di Bescanuova scolpito da Campsa e Giovanni nel 1514. I dati sui bassorilievo di Monopoli mi erano noti dalla letteratura ma, erroneamente, lo ritenni perduto. Altre due statue, non pubblicate sino ad allora e riportate dal Fossaluzza, sono il "Cristo risorto" nella parocchiale di San Lorenzo di Soave del 1533 e la Madonna con Bambino, in una collezione privata in Italia, del 1534, entrambe firmate dal maestro Paolo Campsa. Fossaluzza, concordando con I 'attribuzione di Lorenzetti di due ancone lignee nella basilica di S. Maria a Torcello, ne individuo un'analogia stilistica e morfologica con altre opere: cautamente ricondusse a Campsa anche I 'ancona a forma di trittico che si trova a Treville e i grandi polittici a Quinto di Treviso, di cui uno nella pieve di S. Cassiano e l'altro nella chiesa di S. Giorgio. Richiamai l 'attenzione su importanti opere di Campsa nella cattedrale di Torcello in "Arte Veneta" ancora nel 1995, mentre dei polittici di Quinto parlai al convegno di Udine nel 1997. Fossaluzza, in base alle analogie con il rilievo di Monopoli, attribuì alia bottega di Campsa anche il rilievo raffigurante la Pieta, conservato presso il museo di Torcello. Un altro importante contribute su Campsa e la sua bottega è il recente articolo di Anne Markham Schulz, nota studiosa della scultura veneziana. L'autrice ha riconsiderato molto scrupolosamente tutti i dati noti su Campsa ed ha pubblicato una dozzina di nuovi documenti d'archivio. Tra questi i più importanti sono i contratti di pagamento perle singole ancone lignee ed altri oggetti di arredo liturgico prodotti dalla bottega di Campsa per i committenti disseminati nella provincia di Venezia. Grazie a tali documenti e stata confermata l'attribuzione al maestro delle pale d'altare nella chiesa di S. Maria a Torcello: gli ltari di S. Liberale e S. Eliodoro furono consegnati prima del 9 ottobre 1526. La ricercatrice riporta e interpreta con successo una serie di documenti che gettano ulteriore luce sull'attività della bottega di Campsa, probabilmente la pili grande manifattura veneziana di intagliatori dell'epoca. Nel corso della sua attività, che si protrasse per oltre quarant'anni, la bottega di Campsa forni su tutto il territorio della Repubblica numerosi altari: la Schulz calcolo una produzione di oltre 80 ancone d'altare per diverse chiese. Gli altari raggiungevano costi molto elevati, tanto che venivano concordati pagamenti dilazionati per dieci o pili anni. In uno di questi documenti si fa riferimento ad un procuratore che per canto di Campsa riscuoteva i crediti anche in Istria. Grazie a tali fonti e cresciuto il numero dei manufatti accertati come prodotti di questa bottega, fatto che apre maggiori possibilità per una pili affidabile identificazione di opere scultoree lignee prive di riscontri documentari. L'autrice concorda con alcune precedenti attribuzioni a Paolo Campsa: del trittico di Treville, di due altari a Quinto di Treviso e del bassorilievo con la Pieta del museo di Torcello. I risultati delle ricerche di Fossaluzza e della Markham Schulz confermano in parte le mie ipotesi e le proposte di attribuzione alia bottega di Campsa che ho pubblicato sinora. Un'altra inaspettata conferma, per quanta concerne le attribuzioni, e giunta grazie al ritrovamento della firma del maestro sull'ancona di Mormorano, una delle pili significative realizzazioni di Campsa. Attribui per la prima volta questa imponente ancona al Campsa durante una relazione tenuta a Fiume nel 1996, pubblicata nel numero speciale della rivista "Battana" e, successivamente, nel convegno di Udine nel 1997. Nel formulare le proposte di attribuzione al Campsa e alia sua bottega si devono tenere in considerazione i seguenti punti: 1) la bottega opero per quasi quarant'anni seguendo i cambiamenti stilistici dell'arte veneziana, tanto che nella sua attività si possono chiaramente distinguere due fasi stilistiche: una prima "quattrocentesca" protrattasi sino alia meta del secondo decennia e una pili tarda che arrivo fino agli anni trenta del XVI secolo; 2) si trattava di una produzione manifatturiera in cui operavano pili intagliatori. Su alcune opere si possono distinguere chiaramente diverse mani, ad esempio, almeno due diversi modi di scolpire nei rilievi delle predelle. None da escludere, inoltre, la presenza di realizzazioni autonome di intagliatori che fornivano a Campsa singole parti dell'opera; 3) il repertorio figurativo e chiaramente eclettico: di frequente i motivi erano ripresi o letteralmente copiati dai quadri dei principali artisti veneziani. Quanta detto apre un ambito molto ampio per possibili identificazioni ed eventuali nessi, ma nel contempo deve indurci ad essere cauti poiché in un siffatto contesto e difficile applicare il metoda usuale e Ia terminologia di attribuzione. Sol tanto con ulteriori ricerche si potrà definire pili precisamente il contributo individuale dei singoli artigiani e del maestro intagliatore della bottega all' interna di complesse componenti d 'insieme. Probabilmente, invece, non si riuscirà ad individuare la mana che scolpi le parti ornamentali ripetitive. Desidero iniziare con il rilievo raffigurante la Madonna con il Bambino che dovrebbe far parte della collezione custodita nella villa Godi Valmarana a Lonedo, nei pressi di Vicenza. Sebbene io conosca la scultura soltanto dalla fotografia, la metto in rapporto, senza alcuna esitazione, con la statua di analogo soggetto scolpita da Paolo Campsa e Giovanni da Malines nel 1497 per la chiesa 208 di S. Maria della Misericordia a Buie. A questi due esempi ho associato ipoteticamente anche la statua della Madonna con Bambino nella parrocchiale di Tisno, presso Sebenico. Al trittico di Monopoli (1502) e a quello di Bescanuova (1514) aggiungerei, quale possibile manufatto della prima fase dell' attivita di Paolo Campsa e Giovanni da Malines, i frammenti di un altro polittico recentemente scoperti nella canonica di Valle d'lstria. Le analogie con il rilievo di Monopoli e con quello di Bescanuova mi appaiono piuttosto strette e in particolar modo pongo l'attenzione sui rilievo dell' Adorazione dei Magi, poiché tali rilievi sulle predelle rappresentano un elemento costante nella maggior parte delle complesse costruzioni d'altare di Campsa a noi note. Riporto questa proposta attributiva con un certa cautela, in quanto le figure dei Santi e il rilievo della predella presentano una qualità leggermente superiore rispetto a quelli di Monopoli e di Bescanuova. L'ancona firmata da Paolo Campsa si trova al di sopra dell'altare nell'abside centrale della chiesa di Mormorano, piccolo borgo sull'estremità meridionale dell'Istria. La chiesa e stata ristrutturata in stile rinascimentale all'epoca del vescovo Alto bello de Averoldis ( 1497 f\ 1539), probabilmente nel corso degli anni venti del XVI secolo. Quest'opera, composta di un elevato numero di figure in una cornice architettonico - decorativa, rappresenta la pili grande e ricca ancona rinascimentale in Istria. La scoperta della firma rende quest'opera un elemento di paragone per la composizione del catalogo della bottega che, seppur già molto ricco, e ancora in via di definizione. Al momento sono note quattro opere di Paolo Campsa recanti la sua firma (di cui tre sono corredate anche di data), mentre altre quattro ancone e rilievi sono documentati dalle fonti. Nell'importante lavoro precedentemente menzionato di A. Markham Schulz, l'autrice non ha accolto la mia proposta di attribuzione dell'altare di Momarano a Campsa. Vi sono numerosi esempi in cui si manifesta uno stretto nesso tra i produttori delle ancone d ' altare, gli intagliatori e i pittori. Tale constatazione si riferisce innanzi tutto ai casi in cui gli intagliatori dovevano realizzare la cornice per un polittico o per un insieme più complesso. Appare del tutto logico che, in una situazione di questo tipo, il pittore comparisse come l'autore dell'insieme, della parte figurativa e decorativo-architettonica. In merito al presente argomento intendo ricordare alcuni casi da cui traspare lo stretto rapporto tra la pittura e l'intaglio dove le figure dipinte servivano da modelli perle sculture lignee. Un siffatto rapporto si può individuare sull'altare di Mormorano. L'approccio a questa problematica in un certo senso rappresenta la chiave di interpretazione di numerose opere d' intaglio. Qui desidero riportare, e integrare con dati nuovi, alcuni esempi in cui le soluzioni iconografiche e le invenzioni figurative dei manufatti lignei intagliati emergono direttamente dalle opere di celebri pittori veneziani. Si può iniziare con i rilievi di Andrea da Murano, per il quale le fonti documentarie riportano che con il fratello eseguiva "quam intaiatura, tam pictura". Sulle isole di Cherso e Veglia si trovano due rilievi di cui uno, quello che reca la sua firma, e datato agli anni settanta del XV secolo. Le due opere rappresentano, almeno per il momento, gli unici esempi noti della produzione d'intaglio di questo artista veneziano. Ai fini della nostra ricerca e rilevante effettuare un paragone tra i rilievi e i dipinti dello stesso autore per individuare analogie e diversità di rappresentazioni eseguite in due tecniche diverse. Esaminiamo adesso le sculture del convento di Košljun (Veglia) sulle quali, già a prima vista, l`esecuzione dei drappeggi e dei dettagli fanno intuire un`ispirazione mantegnesca, mentre la figura di S. Giovanni Battista fu quasi interamente copiata dal più celebre quadro del periodo padovano di Mantegna: la pala di S. Zeno. In questo caso non si tratta dell'influenza dell'arte di Mantegna ma piuttosto di una vera e propria copia come, del resto, si può osservare nel rilievo della Madonna con Bambino della località dalmata di Viganj che è una copia ad intaglio di alcuni particolari della pala di S. Zeno. Continuo le riflessioni sui modelli proprio con l'esempio del disegno che riproduce una porzione della pala di S. Zeno, in particolare quello con la figura di S. Giovanni Battista (Paris, Louvre). Il disegno va esaminato poiché si tratta, forse, di uno dei numerosi disegni attraverso i quali le invenzioni dei grandi maestri furono distribuite nelle botteghe dove venivano utilizzati per esercizio e come modello. I casi ivi riportati indicano che anche le botteghe d'intaglio erano verosimilmente rifornite di questo tipo di materiale. Tutti coloro che scrissero sul monumentale polittico della chiesa francescana di Pola ne ribadirono il modello tipologico e stilistico vivarinesco: il polittico polese e il parente intagliato del polittico dipinto nel 1450 da Antonio e Bartolomeo Vivarini peri francescani di Bologna. Sullo scultore del polittico di Pola ebbi già occasione di esprimermi con cautela e, anche in questa occasione, ribadisco ciò che ho precedentemente espresso, ossia che non e sufficiente interpretare i dettagli di questo ambizioso insieme alia luce del "modello" dipinto di Bologna. Le analogie con il polittico di Bologna si denotano in primo luogo nella medesima ricorrenza tipologica della cornice gotica, mentre le figure presentano notevoli differenze. P. Humfrey mise in relazione le immagini corpulente dei santi che riempiono l'intero spazio delle nicchie quasi sino ai bordi, con lo stile robusto di Bartolomeo Vivarini , proponendone una datazione agli anni ottanta. Le particolari caratteristiche della morbida modellazione della figura centrale della Vergine in adorazione rimandano chiaramente ai fondamentali contributi della cerchia figurativa veneziana della seconda meta del Quattrocento. Per la parte inferiore del drappeggio della veste della Vergine non si può trovare un parallelo abbastanza buono nei lavori dei Vivarini, incluso Bartolomeo, poiché essa e profondamente più moderna, strutturata in modo rinascimentale. La soluzione pare vada ricercata di nuovo nella scia della pittura di Mantegna della Madonna della pala di S. Zeno, ovvero della copia di questa pala nel rilievo ligneo di Viganj. La similitudine della parte inferiore del corpo delle Vergini di Viganj e di Pola e davvero grande e, in particolar modo, va ribadita l 'analogia nella disposizione ovale delle pieghe delle vesti sui ventre di entrambe le Madonne. L'attenzione va richiamata sui fatto che proprio la forma del drappeggio sui ventre della Vergine di Viganj è uno dei rari dettagli che l'intagliatore non copia direttamente dal quadro di Mantegna: le pieghe sull"'originale", infatti, in questo punto sono diritte e si allargano a mo' di raggi verso il basso! Si impone l'esigenza di collegare l'autore della Madonna di Viganj con quello del polittico di Pola. A. Quinzi, in un catalogo di recente pubblicazione sulle opere d'arte delle citta istriane, colse bene questo punto. Egli ritiene che "la Madonna con bambino di Viganj e il polittico di Pola possono essere attribuiti allo stesso eccellente intagliatore". Tra gli esempi della plastica lignea rinascimentale dell'Istria eccelle per la qualità scultorea il rilievo raffigurante la Pieta della parrocchiale di Umago, il cui elevato valore artistico diverrà ancora pili visibile al termine dell'intervento di restauro. II drappeggio della parte inferiore della veste della Vergine presenta una sorprendente complessità spaziale che si esprime nella diversità dell'alternanza dei bordi affilati e delle parti arrotondate, caratteristiche che potrebbero forse essere paragonate con modelli donatelliani. La diversità e comunque palese soprattutto nella qualità dell'esecuzione scultorea rispetto al rilievo iconograficamente e tipologicamente affine della Pieta al centro del polittico di Bartolomeo del 1485, nonché rispetto ad altri esempi di plastica lignea a me noti. Nel contesto della produzione figurativa del tardo Quattrocento inevitabilmente si incontra Giovanni Bellini, di frequente imitato e copiato, le cui Madonne rappresentarono un modello imprescindibile. L'esempio più noto ed evidente nelle nostre terre e collocato sui portale principale di epoca rinascimentale della chiesa parrocchiale di Cherso datato agli anni ottanta del XV secolo, sui quale un lapicida ha scolpito una copia in pietra della celeberrima Madonna degli alberelli di Gianbellino. La copia, davvero fedele, e opera, con ogni probabilità, dei lapicidi locali che eseguirono anche l'intero portale. Di primo acchito un siffatto trasferimento delle invenzioni dipinte e il !oro impiego nella scultura può sembrare un approccio provinciale, tuttavia, mi preme sottolineare che tale fenomeno none presente soltanto su prodotti destinati all'ambiente provinciale. Cosi, ad esempio, proprio a Venezia, sulla facciata di S. Maria dei Miracoli, la chiesa "pili rinascimentale", nella lunetta del portale principale figura il rilievo della Madonna con Bambino, opera dello scultore Pirgoteles (Giorgio Lascaris). Già a prima vista si può riconoscere la celebre invenzione gianbelliniana di cui vedremo la variante nell'esempio successivo. Un raffinato rilievo raffigurante Ia Vergine con Bambino nella chiesa cimiteriale di S. Maria a Verteneglio appartiene alia opere d'intaglio ligneo pili esplicitamente rinascimentali. Le caratteristiche tecniche del bassorilievo non si scostano da quelle di altri esempi noti e distribuiti su tutto il territorio dell'Istria e del Quarnero. Del complesso originario si e conservata soltanto la figura intagliata, mentre la cornice scolpita e lo sfondo decorato andarono perduti. Per la sottile invenzione della figura di Cristo in movimento troviamo delle analogie nell'ambito delle numerose varianti create da Giovanni Bellini, il maggior "madonnaro" della pittura rinascimentale veneziana. L'originale di Gianbellino non si e preservato, tuttavia esiste ancora una decina di quadri realizzata dalla cerchia dei suoi discepoli che introdussero variazioni nel motivo o che semplicemente lo riprodussero. La postura del Bambino può essere paragonata con lo schizzo contenuto dal noto disegno di Marco Zoppo in cui sono raffigurate diverse varianti della Madonna con Bambino sui grembo. Solitamente si ritiene che lo Zoppo esegui questi disegni sotto l'influenza delle composizioni di Bellini, tesi che, in ogni caso, può essere confermata per quanto concerne il dettaglio di nostro interesse. Questo disegno, comunque, e un importante documento che indica il possibile trasferimento del modello e dell'invenzione tra diversi artisti e, quindi, anche tra i pittori e gli intagliatori. Sussistono alcuni indizi che fanno pensare che la Vergine belliniana di Verteneglio e la Madonna mantegnesca di Viganj siano opera di uno stesso autore. Nonostante lo sforzo di trasferire in modo quanto più fedele tutti gli elementi del modello si possono percepire alcuni dettagli personali d 'intaglio di questo insolito scultore, visibili nel volto paffuto del Bambino, nel cospicuo doppio mento della Madonna, dettagli plastici di cui e privo il modello bidimensionale. Se tale teoria dovesse dimostrarsi esatta ci troveremo davanti alle tracce dell' opera di un eccellente intagliatore veneziano, eclettico e pasticheur, che con abilita seppe trasferire nell'intaglio le migliori realizzazioni dei maggiori pittori del Quattrocento veneziano, quali Bartolomeo Vivarini, Andrea Mantegna e Giovanni Bellini. Siamo in presenza di un artista di straordinaria abilita e pertanto none da escludere che egli sia anche l'autore delle sculture di invenzione autonoma, ovvero che non si sia ispirato esclusivamente ai modelli pittorici (Pieta di Umago?). Naturalmente dovrò ancora verificare la presente tesi, poiché appare difficile individuare la mano dell'autore nell'ambito di un gruppo di opere d'arte che, innanzi tutto, sono riproduzioni eclettiche. Per il momento avanzo, come proposta di lavoro, di unire con Maestro del polittico di Pola i tre rilievi del convento francescano di Košljun, la Madonna con Bambino di Viganj (modello di Mantegna) e la Madonna con Bambino di Verteneglio (modello di Bellini). Nella rassegna dei modelli figurativi identificati per gli intagli ritorniamo nuovamente alle realizzazioni della famiglia dei pittori Vivarini. Nella cappella di S. Antonio ad Arbe si trova il trittico composto da una grande statua lignea del santo ai cui fianchi sono poste due tavole dipinte raffiguranti S. Cristofaro e S. Teodoro. Sul trittico di Arbe scrisse Kruno Prijatelj oltre una decina di anni fa, dedicandosi principalmente all'attribuzione dei dipinti e presso che trascurando la statua. Egli tento di attribuirli a Vittore Crivelli in base ai documenti che parlano del soggiorno dalmata del pittore tra il 1469 e il 1476. L'attribuzione a Crivelli e piuttosto difficile da accettare e ritengo che Miljenko Domijan sia più vicino all'identificazione stilistica esatta, in quanto li colloca nell'ambito "della bottega pittorica del veneziano Bartolomeo Vivarini". Determinati elementi indicano che forse questo pittore fu a conoscenza dell'arte pittorica di Lazzaro Bastiani, ma l'ispirazione ai Vivarini appare ancora più accentuata: la figura di S. Cristofaro e presso che copiata dal polittico di Bartolomeo Vivarini del 1486 conservato a Milano, presso la Pinacoteca Ambrosiana. Lo stile di Bartolomeo e ancor pili facilmente riconoscibile nella statua di S. Antonio. La tipologia del viso ascetico, con sopraciglia accentuate e doppie borse semicircolari sotto gli occhi, sono tutti elementi frequentemente presenti nelle opere di questo pittore. La maggiore somiglianza si individua proprio nella figura di S. Agostino, nella parte centrale del polittico del 1437 nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia. Le forti analogie si notano nella posizione delle mani, nell'esecuzione del drappeggio della tunica fissata alla vitae nelle pieghe triangolari che scendono dalle ginocchia. I dettagli della fisionomia possono essere paragonate anche con la figura di S. Ambrogio del polittico dell'Accademia (1471) e ancor di più, con quella di S. Marco al centro dell'omonimo polittico presso la chiesa dei Frari (1474). Possiamo applicare un'analisi comparativa presso che identica nel caso della statua raffigurante il vescovo seduto di Lisignano. Quest'opera, come tante altre, e ritenuta una scultura gotica, ma non ne è stata ribadita la sua provenienza veneziana. Ai confronti va aggiunto anche polittico di Pesaro di Antonio Vivarini (1464) con la figura intagliata di S. Antonio seduto al centro. Alcuni dettagli iconografici della statua del polittico, parzialmente anche la fisionomia, si ripetono sulla figura di Lisignano, la cui modellazione e pili vicina alla rigidità dei drappeggi di Bartolomeo. Ciò pone la datazione della bella statua di Lisignano, in ottimo stato di conservazione, negli anni settanta o ottanta del Quattrocento. 212 Quattro piccoli rilievi (Madonna in adorazione, S. Pietro, S. Giovanni Battista, Santo con l'abito dominicano) esposti nell'Episcopio dell'Eufrasiana a Parenzo sono i resti del polittico che originariamente, forse, si trovava nella chiesa del villaggio Castagna nell'Istria meridionale. Le caratteristiche stilistiche di queste squisite figure furono descritte bene da A. Quinzi che individuo nell'esecuzione del volto ovale della Madonna con palpebre accentuate, nel corpo grassoccio del Bambino e nel ductus del drappeggio l'espressione di Bartolomeo Vivarini. Le caratteristiche fisionomiche della figura di S. Pietro le troveremo, a dire il vero, ancora in Antonio Vivarini, proprio sui suo polittico di Parenzo ( 1440). Sulle statue osserviamo alcune pieghe del drappeggio goticizzanti che, accanto al clima lirico generale, distante dalla tendenza di Bartolomeo verso la solidità solenne, suggeriscono come questi rilievi vadano datati all'inizio della seconda meta del XV secolo. Anche sull'ancona di Mormorano si può osservare come alcuni elementi, soprattutto le figure delle sante, provengano, o meglio siano stati ripresi, dal repertorio del celebre pittore veneziano Cima da Conegliano. Qui non è necessario elencare tutte le analogie con i dipinti del Cima, ma appare sufficiente sottolineare la sorprendente analogia della coppia di Sante sulla pala della Parrocchiale di Conegliano con le Sante del nostro altare. Vi ricorre la stessa posizione, le stesse pieghe delle vesti e sono altresì identici i colli forti e i visi larghi con labbra piccole, le pettinature alla moda con ciocche a spirale. Le Sante eroine di Mormorano sono davvero le sorelle intagliate delle Sante dipinte sulla pala di Conegliano. Questo nesso con i modelli di Cima da Conegliano si dimostrera rilevante per I' identificazione di altre opere della bottega o dell'intagliatore, autore dell'altare di Mormorano, ovvero per l'intero gruppo di opere artistiche che poniamo in relazione con Paolo Campsa. I seguenti esempi di ancone d'altare e di rilievi possono essere raggruppati assieme a quelli di Mormorano in un insieme coerente e dobbiamo supporre che sono opera dello stesso intagliatore, o che videro luce nella stessa bottega in intervalli di tempo non troppo lontani una dall'altra. Nella chiesa dedicata alia Madonna delle Porte a Montona, costruita nel 1527, si trova l'altare con !'ancona recante al centro una scultura della Madonna con Bambino lateralmente affiancata dalle statue di S. Giovanni Battista e di S. Giovanni Evangelista. Sulla predella sono raffigurate tre scene desunte dalla vita di Cristo, nella lunetta invece troviamo Dio Padre con angeli. Oltre alia generale analogia concettuale e di decorazione architettonica, si possono individuare numerosi dettagli che la collegano con quella di Mormorano. Una particolare attenzione merita la lunetta con motivo e dimensioni sconosciuti rispetto ad altri altari di Campsa. Troveremo il parallelo tipologico e compositivo nell'ancona di Varmo in Friuli. La pala di questo altare fu dipinta tra il 1526 e il 1529 da Giovanni Antonio da Pordenone, al quale viene attribuito anche il disegno dell'opulenta cornice. Desidero rilevare che il collega conservatore Paolo Casadio, scrivendo di recente sui rilievi dell'ancona di Varmo, ritenne opportuno riportare l'opinione di Fossaluzza in merito all'eventuale paternità di Campsa peri rilievi della cornice. Tale dato è interessante poiché riporta alia ricerca della presenza di Campsa in Friuli e al riconoscimento di eventuali nessi o riflessi con il ricco patrimonio dell'intaglio ligneo rinascimentale friulano. A queste opere può essere ricondotto anche il rilievo raffigurante la Madonna con Bambino della chiesa di S. Maria della Neve Ćepić presso Buie. Esso presenta un concetto leggermente più arcaico, ma i dettagli, quali la forma del capo, del collo, della piccola bocca e le pieghe del drappeggio della Vergine, lo legano alle opere d'arte sin qui indicate, rna soprattutto alle Sante dell'altare di Mormorano. Alia bottega del Campsa va ascritta anche 1'ancona sinora inedita di Medolino (Pola), giunta sino a noi smontata e maldestramente ricomposta, pur con tutti gli elementi fondamentali. Al bassorilievo della Madonna con Bambino seguono rilievi pili semplici e meno profondi con S. Sebastiana e S. Rocco. La parte superiore era sostenuta da due triangoli con I' Annunciazione, mentre sulla predella sono intagliati minuscoli rilievi con scene dell'infanzia di Cristo. Sono dell'opinione che non sia necessaria attendere l'intervento di restauro e di sverniciatura dei rilievi della predella per constatare che le figure sono identiche a quelle di Momarano, Montona e Torcello. Ritengo che i lineamenti a rilievo di S. Rocco di Medolino si collegano in modo attraente con la figura omonima sull'altare della Pieve di Jelsa su isola di Lesina. Anche questa ancona fu smontata e poi rimontata dentro una cornice di pietra. Le consuete scene in bassorilievo dell' Adorazione dei pastori e della Fuga in Egitto possono essere paragonate a quelle di Medolino o Montona, ma la maggiore affinità e quella con il rilievo dell' Adorazione dei Magi sull'altare di S. Eliodoro a Torcello, terminato nel 1526. Tempo fa i resti dell'altare rinascimentale di Jelsa venivano posti in relazione con l'attività dell'intagliatore Urbano di Baviera, documentato negli anni '40 del XVII secolo, che viene menzionato in relazione all'altare principale della chiesa della Signora di Sunj a Lopud (Ragusa). La composizione, le decorazioni, le statue e i rilievi degli altari di Jelsa e di Lopud non possono essere posti in relazione con le forme del XVII secolo. Entrambi gli altari sono rinascimentali: quello di Lopud e opera, probabilmente del primo terzo del XVI secolo, di un intagliatore vicino alia bottega di Campsa per quanto attiene la composizione e la tecnica d'esecuzione. Nella bottega di questo altro intagliatore veneziano furono probabilmente create anche le ancone di Castelmuschio (altare principale della parrocchiale) e di Klimno, entrambe località sull'isola di Veglia. Tale ipotesi e corroborata dalle analogie delle grandi figure leggermente lungiformi, mentre alcuni dettagli dei rilievi della predella evocano alcune affinità con le predelle di Treville. Già al primo sguardo appare evidente l'analogia della composizione del rilievo della Madonna con Bambino sulla pala di Jelsa e quella di Klimno, argomento questo che va ulteriormente studiato.
Ključne riječi
Hrčak ID:
109962
URI
Datum izdavanja:
12.8.2005.
Posjeta: 3.089 *