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Preliminary communication

La vita consacrata nel Nuovo Testamento

Silvana Fužinato orcid id orcid.org/0000-0002-6777-1526 ; Catholic Faculty of Theology, J. J. Strossmayer University of Osijek, Đakovo, Croatia


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page 411-424

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Abstract

Anche se non si può parlare di una »esplicita e diretta« fondazione neotestamentaria della vita consacrata nella maniera in cui oggi essa viene compresa, tuttavia non si può neanche negare che la vita stessa di Gesù, così come ci viene presentata nei Vangeli, costituisce il fondamento della vita delle persone consacrate. Infatti, l’esistenza concreta di Gesù può essere definita come una »consacrazione« perché, pur essendo Figlio (alterità) donò se stesso per l’uomo (appartenenza). In Gesù l’alterità e l’appartenenza diventano dono d’amore per l’altro. Nel Primo Testamento si parla di Rachele che muore nel partorire suo figlio (Gen 35,16-20); Giovanni parla della morte di Gesù come di un parto (Gv 16,21): Gesù muore nel partorire un popolo nuovo, un uomo nuovo. Essere »consacrati« significa proprio questo: consegnare la propria vita perché altri abbiano la vita! Gesù, che il Padre ha consacrato e mandato al mondo »perché il mondo sia salvato per mezzo di lui« (cf. Gv 3,17 e 10,34-36) ha amato i suoi fino al compimento (eis telos! Gv 13,1)! Morendo sulla croce ha trasfigurato la morte in vita, le tenebre in luce e la fine in un nuovo inizio. In questo modo la morte di Gesù sulla croce diventa il segno supremo e trasparente della sua consacrazione. In questa consacrazione la vita delle persone consacrate trova senso e scopo, ispirazione e forza. In effetti, la vita nella castità, povertà e obbedienza, che i consacrati scelgono liberamente, ha senso solo se è dono di amore a Dio e all’uomo.

Keywords

santità; alterità; appartenenza; consacrazione; amore

Hrčak ID:

153288

URI

https://hrcak.srce.hr/153288

Publication date:

24.2.2016.

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