Cronistoria e significato delle decisioni del Comitato Circondariale di Liberazione Popolare per l’Istria del 13 settembre 1943

Autori

  • Ljubo Drndić

Abstract

Nell’ottica di chi ha partecipato in prima persona alla preparazione, approvazione e pubblicazione delle decisioni emanate a Pisino il 13 settembre 1943, l’autore, oltre alle valutazioni ed alle interpretazioni ormai note, propone una propria visione di quegli eventi, delle circostanze in cui si sono svolti, aggiunge delle note riferite all’intera Lotta Popolare di Liberazione in Istria ed agli avvenimenti dcll’imediato dopoguerra. Sottolinea che le Decisioni relative alla congiunzione furono il risultato dell’esercizio creativo del diritto dei popoli all’autodeterminazione: il Comitato Circondariale di Liberazione Popolare e la prima dirigenza di Partito dellTstria, facendo proprio il volere del popolo, emanano in autonomia la decisione del congiungimento, senza attendere il consenso dei fori superiori. Poiché le risposte dei fori superiori spesso, anche in altre occasioni, non arrivavano per niente, non è stato l’unico esempio di autonomia decisionale. In questo modo è stata formata la prima dirigenza di Partito per l’Istria; così sono state promosse altre iniziative: di eleggere nella dirigenza del Partito un rappresentante degli Italiani; di fare in modo che i delegati istriani intervengano a pieno titolo dalla I Sessione dello ZAVNOH (Consiglio Territoriale Antifascista di Liberazione Popolare della Croazia); di costituire un battaglione istriano o una brigata nell’ambito delle formazioni militari litoraneo-montane nelle cui file militavano molti combattenti istriani, eccetera. L’idea di formare un battaglione istriano (o una brigata), non trovò eco fino alla capitolazione dell’Italia, ma la dirigenza del Movimento Popolare di Liberazione dell’Istria, sempre in modo autonomo e di propria iniziativa, avvia l’organizzazione di una rete di gruppi d’assalto partigiani, la costituzione di comitati popolari di liberazione, la costituzione di organizzazioni femminili e giovanili; la stampa di manifesti, dei primi numeri del »Glas Istre«, e via dicendo. Tutto ciò sta ad attestare che il 13 settembre di Pisino non si è verificato »per caso e spontaneamente«, come venne affermato più tardi molto spesso; ed, al contempo, è la risposta alle asserzioni secondo cui il Movimento Popolare di Liberazione, in effetti, nemmeno esisteva in Istria prima della capitolazione dell’Italia. Le ragioni di siffatti modi di concepire e di interpretare in maniera deformata, secondo l’autore, vanno cercate innanzi lutto nel non voler rendersi conto dell’originalità e della specificità della situazione istriana dell’epoca: in Istria, ad esempio, erano praticamente sconosciuti termini come »domobrani«, »ustascia«, »guardie bianche«, »cetnici«, eccetera. Di riscontro il termine »patriottismo« (narodnjaštvo nell’originale, n.d.t.), che non era conosciuto nelle altre parti della Croazia e della Jugoslavia, in Istria era profondamente radicato. Inoltre, nel Movimento Popolare di Libarazione in Istria, esistevano contemporaneamente due partiti comunisti: il PCI ed il PCJ, tra i quali si verificano spesso conflitti ideologici, ma esisteva anche in pratica una collaborazione fatta di tolleranza e di pazienza. I comunisti italiani, specie dopo le decisioni di Pisino, aderirono al PC della Croazia, come al tempo della dittatura fascista molti rivoluzionari Croati dell’Istria e di Fiume erano entrati nelle file del PCI. In Istria, inoltre, era avvenuto un fenomeno del lutto originale: il PCJ, rispettivamente ii PCC aveva condotto un’insurrezione antifascista delle più ampie dimensioni sulla scia delle tradizioni rivoluzionarie di un’altro partito comunista, il PCI, e delle tradizioni del patriottismo (»narodnjaštvo«). Quanto agli sviluppi seguiti dagli avvenimenti del dopoguerra, specie per quanto riguarda le opzioni di una gran parte della popolazione italiana, ma anche di molti Croati e Sloveni, a detta dell’autore la colpa è sia della parte jugoslava che dalla parte italiana e che un lasso di tempo di quarant’anni è sufficiente per un’interpretazione obiettiva e distaccata di quel periodo.

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Pubblicato

1991-03-02

Fascicolo

Sezione

Trattati e articoli