Dimensione internazionale dell’annessione dell’Istria e del Litorale Sloveno alla nuova Jugoslavia
Abstract
L’autore esamina il ruolo degli alleati (Gran Bretagna, Stati Uniti d’America e Unione Sovietica) in merito alla questione dell’annessione alla Jugoslavia dell’Istria, di Fiume, del Litorale Sloveno, di Zara e delle isole adriatiche. Si richiama pure alle decisioni sul ricongiungimento emanate dal CPL Circondariale per l’Istria e dal Comitato Esecutivo del Fronte di Liberazione della Slovenia nel settembre 1943, ribadite da parte dello ZAVNOH e dell’AVNOJ. Si sottolinea che tali decisioni erano conformi ai principi della Carta Atlantica sottoscritta dagli alleati a Londra nel 1941 ed approvata anche dal Governo dell’URSS. Con essa, cioè, si riconosce implicitamente il diritto dei popoli all’autodeterminazione. Tuttavia, la dottrina di Roosevelt e di Churchill suU’immutabilità delle frontiere statali prebelliche fino alla fine della guerra, imponeva alla parte jugoslava accomodabilità diplomatica. In realtà, il Comitato Nazionale di Liberazione della Jugoslavia (NKOJ) in quel frangente non esigette il riconoscimento internazionale delle suddette decisioni. Largo spazio viene dedicato all’esame della continua pressione esercitata da Winston Churchill sull’amministrazione Roosevelt affinchè gli alleati effettuino uno sbarco in Istria per arrivare quanto prima all’Europa Centrale e formare una specie di »cordone sanitario« respetto all’Est, ossia all’Unione Sovietica. Roosevelt continuò a respingere tenacemente quest’idea per poter concentrare le forze sul »secondo fronte« (in Normandia) ma anche per il pericolo d’innescare così la possibilità che scoppiasse la terza guerra mondiale. Pur non esistendo l’accordo auspicato tra gli alleati circa lo sbarco in Istria, erano tutti concordi, invece, su una cosa: non bisognava permettere agli Jugoslavi di conquistare i »territori contestati«: l’Istria, Trieste ed ii Litorale Sloveno. Le forze jugoslave, tuttavia, giungono a Trieste prima del generale Alexander (1/5/1945). Costui, insieme a W. Churchill, cercano di convincere, magari minacciandole di ricorrere alle armi, le unità jugoslave a ritirarsi dal territorio conquistato, e si arriva così alla cosiddetta »crisi triestina«. In questa crisi l’iniziativa passa agli Stati Uniti ed all’Unione Sovietica. J.B. Tito, com’ebbe a dichiarare Stalin, era pronto a »venire incontro a metà strada«. La crisi viene composta il 9/6/1945 quando a Belgrado viene firmato l’Accordo sulla Venezia Giulia tra la Jugoslavia da una parte e, dall’altra, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Con esso s’istituisce l’Amministrazione Militare ed il territorio viene suddiviso in Zona A e Zona B. Una soluzione provvisoria che rimane in piedi fino alla Conferenza della pace di Parigi (1947). Il testo dell’Accordo di Belgrado del 9/6/1945 viene riportato in allegato.
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