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LE STATUE DI ALESSANDRO VITTORIA PER LA CATTEDRALE DI TRAU
Vanja Kovačić
; Konzervatorski odjel u Splitu
Sažetak
La chiesa traurina cui era preposto il vescovo Cristoforo Nigris de Balistis, dopo più di settanta anni promosse il completamento del grande progetto rinascimentale della cappella nella cattedrale, più tardi consacrata a S. Giovanni, vescovo traurino dell'XI sec. Nell'anno 1559 l'operario della cattedrale di S. Lorenzo, Ivan Vitturi, acquista a Venezia nella bottega dello scultore Alessandro Vittoria quattro statue, completando cosi le figure di apostoli nelle nicchie. Già Giorgio Vasari scrivendo nel 1568 dello scultore veneziano Alessandro Vittoria riport6 l'importante notizia che lo scultore aveva inviato in Dalmazia statue alte cinque piedi. Finora, tuttavia non è stato trovato il contratto per le sculture della cattedrale traurina, nè nell'archivio privato dello scultore, che si trova presso l'Archivio di Stato di Venezia (ASV, Monastero di San Zaccharia, "Commissaria Vittoria"), ne nell'Archivio del capitolo a Trogir (Traù). Le statue del Vittoria nel XVII secolo, in coincidenza con l'apertura di nuove finestre, furono tolte dalla cappella e come santi intercessori furono spostate durante il restauro del campanile agli angoli dell'attico ai piedi della terminazione a piramide. Sebbene abbiano già scritto in merito Cvito Fisković e Kruno Prijatelj, a causa dell'altezza e dell'inaccessibilità della collocazione non e mai stato possibile analizzare in maniera particolareggiata le statue, e soltanto al tempo dei restauri al campanile negli anni 2000-2001, quando si sono potute osservare le sculture da vicino, sono stati scoperti i nomi dei santi parzialmente conservatisi nella parte inferiore delle basi. Nel corso dei restauri al campanile tutte e quattro le sculture sono state smontate e sostituite da copie, e gli originali sono ora esposti nella Pinacoteca della chiesa di S. Giovanni Battista. Nel 1644 nella cappella traurina fu collocato il nuovo altare e l'interno venne rimaneggiato secondo il gusto barocco con un pavimento policromo e aprendo due finestre su ciascuna parete laterale. Questa reinterpretazione nella regolazione del flusso della luce diurna porto necessariamente alia rimozione delle quattro statue del Vittoria che per la loro espressiva gestualità non potevano sicuramente armonizzare con la classica monumentalità delle statue rinascimentali. La trasformazione dell'interno della cappella e l'eliminazione delle statue manieristiche avvenne mentre era vescovo Pace Giordano, nativo di Vicenza. Le quattro statue completavano iconograficamente la serie di apostoli della cappella rinascimentale e sui campanile erano collocate come segue: S. Matteo a sud-est, S. Simone Zelota nell'angolo sud-ovest, S. Andrea a nord-ovest e S. Giacomo il Giovane a nord-est del campanile. Sulla base ovale sta il nome dei santi a caratteri capitali classici invece dell'autografo del Vittoria, ma le iscrizioni furono in gran parte danneggiate o parzialmente distrutte nel trasferire le statue in cima all'ultimo piano del campanile. La figura slanciata e magra in leggero contrapposto rappresenta S. Matteo con i caratteri fisionomici di vecchio calvo con i baffi. S. Matteo e, inoltre, l'unica delle statue traurine con il lungo naso aquilino intatto, che ritroviamo anche sulle figure mitologiche di vecchi modellate dalla Vittoria per gli stucchi delle scale della Marciana ultimate intorno al 1560, come anche sulla statua centrale di S. Antonio dell'altare di Montefeltro. Sulla base ovale dalla semplice profilatura vi sono i resti 236 del nome del santo: MATHEVS. Durante lo smontaggio della statua tra Ia sua base e Ia cornice dell'attico del campanile e stata ritrovata una moneta romana coniata al tempo di Costanzo Cloro alla fine del III sec. Tra le figure di apostoli del campanile della cattedrale spicca soprattutto la figura imponente di S. Simone Zelota. È rappresentato come un vecchio dalla barba lunga alla maniera di numerose statue del Vittoria come sono le sculture di S. Girolamo di S. Maria dei Frari e la statua di S. Zaccaria, versione speculare di S. Simone, sulla facciata della chiesa omonima. Sulla base della statua nella parte inferiore si legge l'iscrizione: SIMON. Pur essendo il braccio destro piuttosto danneggiato, il sinistro è sapientemente modellato con le dita allargate e le vene turgide. Un'accentuata somiglianza fisionomica con S. Simone Zelota rivela il volto di S. Antonio Abate della cappella Grimani nella chiesa di San Sebastiana a Venezia con la forte plasticità della fronte e gli effetti di luce ed ombra, e anche cronologicamente corrisponde con l'opera ordinata per Trau. All'angolo nord-ovest del campanile è la scultura dell'apostolo Andrea, fratello maggiore di Simon Pietro. Per posa ed equilibra compositivo reca l'impronta del Cristo Risorto di Michelangelo di Santa Maria sopra Minerva. Lo scultore modella le pieghe del drappeggio a larghi tratti arcuati sottolineando l'energia del movimento, e con torsione la figura ricorda la scultura di S. Marco nella cappella Grimani. Come tipo fisionomico con i baffi e la lunga barba a ciocche e vicinissima alia figura di S. Girolamo per la Scuola di San Fantin (oggi chiesa di San Giovanni e Paolo), databile al 1584 circa, e di S. Andrea della Scuola della Misericordia. Sulla base è conservata la meta superiore delle lettere del nome dell'apostolo: ANDREAS. La scultura di S. Giacomo il Giovane, che era nell'angolo nord-est del campanile della cattedrale, e quella in peggiore stato di conservazione. La figura e concepita con contrapposto e torsione accentuati , con il ventre prominente e la parte superiore del corpo ritratta all'indietro. I capelli hanno la scriminatura in mezzo e le ciocche che cadono sui collo, come sulla figura di S. Giovanni della chiesa di S. Giorgio Maggiore a Venezia, o la testa del Cristo di Brescia, mentre sui lato destro i capelli, la barba e il collo diventano tutt'uno. L'orecchio sinistro e danneggiato, e il volto e privo del naso, mentre le piccole labbra si atteggiano appena a un sorriso che ricorda le sculture arcaiche. Sulla base sono i resti delle lettere dell'iscrizione: IAC(O)BVS. Meno di centanni dopo l'acquisto delle statue fu cambiata la concezione della cappella e le sculture previste per l'interno, nel 1669, furono probabilmente collocate agli angoli del campanile nel corso del suo restauro. La nuova collocazione delle statue a un 'altezza di oltre quaranta metri diede alle sculture "da camera" il carattere di sculture da esterno, accentuando l'espressività della forte torsione e della dinamicità gestuale delle statue degli apostoli . E interessante notare che Alessandro Vittoria, nel 1555 , aveva firmato un contratto per quattro sculture di angeli per il campanile della cattedrale di Verona, delle quali ne porto a termine solo una. II campanile del Sanmicheli era già inaspettatamente crollato nel 1558 e il Vittoria non fini mai i suoi angeli . Per questo anche l'utilizzazione secondaria delle sculture traurine dopo più di un secolo dalla commissione seguiva la concezione veronese del maestro. Per ora e incerta la presenza dello scultore a Trau, se avesse visto di persona la cappella rinascimentale di cui doveva portare a termine il programma iconografico con il gruppo degli apostoli. Ci pare più probabile che il Vittoria si servisse di statue già pronte dei suoi assistenti nella bottega veneziana inviandole per la cattedrale nella lontana regione. La cattedrale di Trail sopratutto la vecchia cappella di S. Giovanni era un luogo di grande devozione, preghiera e voti dei fedeli. Negli ambienti ecclesiastici contribuirono a ci6 le biografie del santo protettore traurino come quella di G. F. Loredan, scritta sulla base della documentazione manoscritta di Dominik Andreis e stampata a Venezia nel 1648, e quella di Ivan Lucie sulla vita di S. Giovanni da Traù e i suoi miracoli, pubblicata a Roma nel 1657. Nel Tesoro della cattedrale traurina si custodiscono due sculture argentee che rappresentano S. Giovanni Evangelista e S. Marco Evangelista (alt. ca. 60 cm). Sulla base circolare lignea sono applicati i simboli degli Evangelisti e gli stemmi di Cristofaro Vidman ( 1615-1660), cardinale con il titolo di S. Marco che risiedeva nel Palazzo Venezia a Roma. II cardinale Vidman era commendatario del cenobio traurino di S. Giovanni Battista, un tempo abbazia benedettina, e riscuoteva le rendite della sua ricca proprietà. Mori nel 1660, e lascio le figure in testamento alia cattedrale di Traù destinandole alia cappella di S. Giovanni. Le figure in argento rivelano la forte influenza delle figure di santi del Vittoria dai corpi in torsione e dal pittorico modellato dei drappeggi. Riteniamo che i modelli di queste piccole sculture in lamina d'argento siano stati fatti secondo i prototipi della monumentale scultura d'altare del Vittoria per le chiese veneziane. Si tratta, in fondo, soltanto di due figure di Evangelisti, molto simili alle sculture d'altare create dalla fine degli anni '50 alia meta degli anni '70 del Cinquecento a Venezia. Siamo convinti che le figure traurine in argento siano opere di oreficeria del XVII secolo, imitanti la maniera della bottega del Vittoria. Non abbiamo potuto accertare la bottega non essendovi tracce di punzonatura sul rivestimento argenteo delle figure. Con questa breve digressione sulla donazione del Vidman abbiamo voluto evidenziare Ia forte influenza della scultura monumentale del Vittoria sulle piccole opere plastiche. Gli Evangelisti in argento sono stati da tempo riposti nel Tesoro e rimosi dalla cappella di S. Giovanni come le sculture manieristiche degli Apostoli. Sebbene le sculture del Vittoria e dei suoi collaboratori avessero soddisfatto le ambizioni dei committenti, non rispondevano però alia sensibilità dell'ambiente traurino. Turbando l'armonia rinascimentale della cappella traurina, le sculture degli Apostoli nella seconda meta del XVII sec. furono trasferite in cima al campanile della cattedrale, dove la reinterpretazione barocca ne valorizza la scenografica monumentalità.
Ključne riječi
Hrčak ID:
109961
URI
Datum izdavanja:
12.8.2005.
Posjeta: 2.536 *