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LE MODIFICHE ALL’ALTARE MAGGIORE DEL DUOMO DI SPALATO NEL XVII SECOLO

Arsen Duplančić ; Arheološki muzej, Split


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str. 303-334

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Sažetak

In questo studio si analizzano le visitazioni vescovili ed altre fonti con
l’ausilio delle quali si accerta la cronologia delle modifiche apportate all’altare maggiore del duomo spalatino nel XVII secolo:
– da prima del 1579 fino a circa il 1610 (?) – un tabernacolo ligneo dorato; una pala argentea
– circa 1610 (?) – il tabernacolo è trasferito sull’altare di Sant’Anastasio; la
pala argentea è collocata accanto all’altare di San Doimo
– circa 1620 – innalzamento di un nuovo altare in pietra
– 1620 J. Cerineo lascia un legato per il nuovo tabernacolo
– 1652-1654 – innalzamento di un nuovo altare con antependio in marmo e stemma vescovile e con le iniziali e lo stemma del canonico J. Natalis; la pala argentea è ritrasferita all’altare
– circa 1660 (?) – acquisto di un tabernacolo in marmo; la pala argentea è
collocata nel Tesoro (prima del 1665)
– tra il 1682 e il 1689 – acquisito il soffitto a cassettoni con cinque angeli
– 1694 – esecuzione di un antependio anteriore in marmo e dei fianchi; l’antependio di Natalis è trasferito sul lato del coro
– circa 1694 – acquisiti due angeli in trono.
In relazione a ciò si presentano i dati sulla sistemazione dell’altare della Madonna
a cura della famiglia Kuparić, l’altare fu innalzato prima dell’anno 1682
(forse intorno al 1670). Il ciclo di otto scene dalla Vita della Vergine che si trovava sul soffitto dell’altare e che era un tempo attribuito al pittore spalatino Marko Capogrosso, mentre più di recente è stato attribuito a Pieter de Coster, risale agli anni tra il 1682 e il 1694.

Sull’altare maggiore si trovava la pala argentea eseguita nel 1369 da Giovanni di Gherardo da Pesaro. Tra il 1654 e il 1665 fu collocata nel Tesoro dove rimase fino al 1742, quando fu smontata e inviata a Venezia perché venisse riutilizzata per il nuovo altare barocco di San Doimo.
Un’importante fonte per la conoscenza dell’altare maggiore è la relazione di Petar Nicolini, procuratore della confraternita del Santissimo Sacramento, sul suo stato nell’anno 1689, quando sono menzionati diversi acquisti a spese della
confraternita. Con un’analisi dettagliata si accerta che la relazione di Nicolini si riferisce all’inventario acquisito per un periodo più lungo e che l’anno 1689 è soltanto il terminus post quem non.
Riguardo all’antependio dell’altare maggiore è la lettera dell’arcivescovo Cosmi al canonico Nikola Gaudentio del giugno 1694, nella quale si menziona l’esecuzione di una grande croce argentea arcivescovile. Se ne occupò Cosmi che allora risiedeva a Venezia. La croce era ultimata nel 1695.
Ai primi di dicembre del 1739 l’arcivescovo Antun Kačić effettuò la ricognizione dei resti terreni di San Doimo dopo di che fu deciso di innalzare un nuovo altare in onore del santo. Fino a marzo del 1742 erano stati raccolti solo 200 ducati ca. e si richiese all’arcivescovo che concedesse l’uso delle opere in argento custodite nel Tesoro. La realizzazione dell’altare iniziò al più tardi nel 1757 come provano i pagamenti in data 1 luglio ai rappresentanti del capitolo e del comune per i lavori all’arca e all’altare, quando a tale scopo la Tesoreria versò la somma di 581 ducati. Tra febbraio del 1758 e aprile del 1766 furono prelevati dal Tesoro alcuni oggetti d’argento per realizzare gli sportelli dell’arca. Per questo motivo si pone la questione dell’ultimazione dell’altare e della cappella appena dieci anni dopo, ossia nel 1767. Pare che proprio la durata dei lavori legati all’elevazione dell’altare confermino il dubbio che Giovanni Maria Morlaiter sia l’autore di tutto il complesso, essendo improbabile che un maestro realizzasse la stessa opera per dieci anni. Verosimilmente nella prima fase furono eseguiti lo stipes e l’arca con il basamento da parte di un autore a noi finora ignoto mentre, successivamente, Morlaiter realizzò le parti scultorie dell’altare.
In chiusura di questo lavoro sono presi in esame due disegni del duomo. Il primo è la pianta del 1712 che quando fu pubblicata venne attribuita all’ingegnere Francesco Melchiorri. L’analisi ha permesso di accertare che ne è autore lo Spalatino Frane Marija Danza (1656-1720), dottore in ambedue i diritti e pubblico notaio, che nella legenda si è firmato con le iniziali F.M.D.I.P. (Francesco Maria Danza Iuratus Publicus). Il secondo è la sezione di una chiesa con rotonda dell’architetto veneziano Vincenzo Scamozzi e di esso si pensava fino a tempi recenti che fosse un progetto di ampliamento del duomo collegandolo alla figura dell’ arcivescovo M. A. De Dominis. Nel seguito del testo si dimostra che il disegno non ha nessun legame con Spalato.

Ključne riječi

Hrčak ID:

193030

URI

https://hrcak.srce.hr/193030

Datum izdavanja:

20.2.2017.

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