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Ostalo

La liturgia delle famiglie nuove

Anton Benvin


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str. 499-516

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La considerazione parte dall'asserto giovanneo che »Gesù doveva morire non soltanto per il popolo ma altresì per congregare in uno i dispersi figli di Dio« (Gv 11, 52), nel quale ci è rivelato il significato ultimo dell'esistenza umana (vita e morte) di Gesù sulla terra, dal che derivano le finalità primarie della Chiesa e della sua liturgia.
Ora, anche la famiglia umana, già di per se stessa, per sua natura «dall'ini-zio« (cfr. Mt 19, 4. 8), mira al medesimo fine: avvicinare, stringere legami, radunare (in uno) persone umane diverse. La famiglia cristiana, quella cioè che santificata dal sacramento del matrimonio ospita entro di sè il dinamismo dello Spirito del Signore, non può avere fine superiore a quello di continuare ed approfondire l'opera intrapresa nel mondo dal Figlio di Dio incarnato. Entro l'ambito della vita e dell'attività familiare spetta principalmente alla sua liturgia di prestarsi dedicatamente all'adempimento del fine precipuo dell'opera di Gesù.
Stando alla dottrina secolare, convalidata dall'insegnamento del Concilio Vaticano secondo, che la famiglia dei credenti constituisce la «chiesa domestica« (LG 11) — espressione ripresa dai libri del Nuovo Testamento (ad es. Rom 16, 5; Col 4, 15) — si può affermare che a tale Chiesa, alla famiglia cioè in quanto «chiesa domestica«, spetta pure una liturgia sua propria, speciale nella sua espressione concreta. E' sintomatico notare che la «frazione del pane« dei primi cristiani (Atti 2, 46; 20, 7 ss) aveva luogo non nel Tempio nè in sinagoga ma nei vani privati e laici delle abitazioni familiari. Per quanto tale liturgia domestica non sia mai scomparsa dalla prassi pastorale (sino ai nostri giorni esistono degli «oratori privati«; certi sacramenti vengono amministrati regolarmente nelle case, ad es. la comunione e l'unzione degli infermi), tuttavia lo spazio domestico non è più apprezzato come luogo liturgico normale. Ci pare che, re¬stando fedele all'ammonimento evangelico («Haec oportuit facere et illa non omittere« — Le 11, 42; Mt 23, 23), la Chiesa dovrà nell'avvenire salvaguardare le forme di espressione liturgica tradizionale, ma allo stesso tempo promuovere gli avvenimenti liturgici nell'ambito delle famiglie nuove, sia per quanto riguarda la preghiera comune (liturgia delle ore) o l'ascolto della Parola di Dio, sia per quanto concerne l'amministrazione di certi sacramenti, non esclusa la «frazione del pane«, cioè l'eucaristia.

Ključne riječi

Hrčak ID:

57264

URI

https://hrcak.srce.hr/57264

Datum izdavanja:

21.12.1977.

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