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Review article

https://doi.org/10.32728/tab.13.2.2015.09

Il viaggio di una donna occidentale nel sufismo

Roberta Matković


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page 124-133

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Abstract

Francesca Pacini, nel suo romanzo La mia Istanbul. Viaggio di una donna occidentale attraverso la Porta d’Oriente, descrive la scoperta della città come dell’altro “suo” luogo, della dimensione che le permette la ricerca sulla propria persona e sul mondo che la circonda. Il primo viaggio è stato la realizzazione di un desiderio che aveva ancora da bambina, gli altri un effetto collaterale delle possibilità di ricerca e scoperta che la città offre.
Tra le situazioni, descrizioni ragionamenti narrati con eleganza e minuziosità un posto particolare spetta al misticismo islamico, cioè al sufismo. La Pacini conosceva già gli scritti dei mistici europei, cristiani e la continuità della sua ricerca che ha abbracciato anche il sufismo non è una casualità. Per comprendere il messaggio dei versi di Mevlana è necessario incominciare con l’interpretazione corretta del Corano. La comprensione e la successiva interpretazione sia dei versi sacri sia degli scritti di Mevlana dipendono innanzi tutto dall’apertura mentale. I simboli non vanno mai compresi alla lettera, ma interpretati seguendo l’universalità del messaggio che portano. Il medesimo approccio vale anche per la comprensione della danza dei sufi, cioè dei dervishi. Il messaggio rivela la Verità e l’Amore che stanno al di là o al di sopra di ogni religione o filosofia e che seguono la logica della natura universale.
Il rapporto verso il sufismo della Pacini è offerto nelle descrizioni dei diversi viaggi comparabili con le scatole: il viaggio della scoperta di se stessi che sta nel viaggio della comprensione del misticismo, che si svolge nel corso di un viaggio effettivo. In questo senso un viaggio diventa universale.

Keywords

viaggio; ricerca; simbolismo; conoscenza; pensiero; interpretazione; sufismo; Rûmî

Hrčak ID:

159006

URI

https://hrcak.srce.hr/159006

Publication date:

18.12.2015.

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