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Original scientific paper

SEBASTIANO SERLIO E I TRE ALTARI IN DALMAZIA

Daniel Premerl ; Insitut za povijest umjetnosti zagreb


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Abstract

È noto che Sebastiano Serlio con il suo trattato non si rivolge solo all’elite umanistica (elevati ingegni) ma specialmente agli architetti, ai costruttori e ai mastri (ogni mediocre). I due altari dalmati ci testimoniano che Serlio si leggeva ed era capito (anche) nelle officine dei marangoni e degli intagliatori.
L’altare principale della chiesa francescana sopra Orebić è stato fatto nel 1599, non si sa dove. La principale struttura dell’arco trionfale della pala d’altare di Orebić – penso alla proporzione, al ritmo dell’ordine architettonico (colonna ecornicione) e alla disposizione delle apperture (dipinti) – è uguale all’arco la cui grafica Serlio pubblica nel suo libro. Alla fine della descrizione di questo l’arco effimero c’è scritto che è “ in parte simile a quel d’ Ancona”. L’arco di Traiano di Ancona ha le simili proporzioni e lo stesso ritmo dell’ordine architettonico (colonne e cornicione) come l’arco di Serlio e come l’altare di Orebić. Anche la disposizione delle “apperture” è molto simile.; Serlio “traduce” le mensole sovrapposte per le sculture delle assi laterali nelle nicchie con l’arco a tutto sesto, a parte anche perchè l’imatazione pittorica della scultura e degli ornamenti (e il loro gioco) corrisponde allo stile di quel tempo (e non solo alla decorazione effimera). Sull’arco trionfale di Serlio e sull’altare di Orebić l’attica è un po più bassa, e finisce con i timpani. Da sottolineare è che a Serlio le proporzioni, il ritmo dell’ordine architettonico (colonne e cornicione) e la disposizione delle apperture sono di primaria importanza. Il fine verticale della composizione architettonica, specialmente le forme decorative architettoniche che incorniciano (porte, finestre, nicchie, quadri dell’altare, camini, ecc.) a Serlio non sono così importanti: »Li ornamenti sopra la cornice si faranno a beneplacito dell’Architettore (…)«.
I marangoni e gli intagliatori si interessavano alla parte manieristica e alla flessibilità del trattato di Serlio (vedi per esempio i palchi di legno o l’arredamento dell’interno del Palazzo Ducale in legno e con la stuccatura). Invece Palladio e Scamozzi assolutamente condannavano l’uso dei timpani spezzati, dei cartocci, delle grotesche, ecc. Così Scamozzi scrive che “oggi troviamo molti timpani, aperti nel mezzo e spezzati sulle porti, sopra le finestre, le porte e sugli altari preziosi“ (!) e che i timpani a volte sono fatti “a Cartelloni, e simili altri modi strauaganti a vedere.” Tutte queste mancanze derivano dal fatto, continua Scamozzi, “ che si lascia troppo lavoro ai capi “ (!) cio’è ai mastri.
Non è strano che l’intagliatore dell’altare di Orebić come modello abbia
usato l’illustrazione di Serlio – la proposta dell’ arco trionfale. Gli archi trionfali e più spesso le edicole sono diventati i tipi principali della palla d’altare. Proprio per un’ illustrazione strana dal trattato Serlio scrive come “il giudicioso Architetto” la adatterà ai diversi elementi architettonici , “e massimamente per ornare una pittura sopra uno altare”; ma se si tolgono alcuni elementi può servire anche per l’arco trionfale, per la cornice della porta, della finestra, della nicchia. Il fatto che Serlio suggerisce l’uso di questo tipo della pala per l’arco trionfale, la porta,la finestra o la nicchia, sottintende anche il processo invertito. Già nel trattato di Alberti, alla fine della descrizione della “ porta corinzia” (che ha la forma dell’edicola) si trova la simile nota: “la forma delle nicchie in cui si sistemano i quadri e le sculture deriva dalla forma della porta”.
La variante di questo raro tipo della pala – le stesse proporzioni e lo stesso ritmo dell’ ordine architettonico – troviamo nella chiesa francescana a Badia. La differenza più grande tra il modello e la pala effetuata è evvidente nella zona sopra il cornicione ed ovviamente negli ornamenti.
Torniamo alla fine di nuovo all’altare di Orebić. La pala di Orebić che è la traduzione della traduzione, è diventata l’originale per una nuova traduzione. È servita come il modello per il grande altare di pietra nella chiesa parrocchiale a Lastovo (dal 1631) fatto dai mastri locali. Di nuovo notiamo lo stesso principio – un simile ritmo dell’ordine architettonico e la disposizione delle apperture. La differenza è presente nell’atica con il timpano e nei dettagli.
Possiamo dire che proprio con questa disseminazione delle forme infatti si realizza l’idea di Alberti che il mastro, che lui chiama legnaiolo, “non è nient’ altro che un instrumento nelle mani dell’architetto (...)“.

Keywords

Hrčak ID:

101780

URI

https://hrcak.srce.hr/101780

Publication date:

15.8.2011.

Article data in other languages: croatian

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