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UN DIPINTO SCONOSCIUTO Dl KSKR14ART KEIL

Grgo Gamulin


Full text: croatian pdf 14.698 Kb

page 153-157

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Abstract

Un dipinto rarissimo e molto belIo mi pare sia possibile ascrivere
a Monsu Bernardo, questo pi ttore vagante del Seicento
italiano: »La donna che cucec (tela, alt. 91, 5, largh. 69 cm)
della raccolta Ciartorijski del Museo Nazionale a Cracovia. Nella
galleria era attribuita alla Scuola italiana del XVIII. secalo.
Devo confessare di esser stato immediatamente conquistato
dal I'impeto pittorico di questo dipinto, e dal fine lirismo della
fisionomia con quegli occhi cosl vivi e discretamente sorridenti.
Le mani impegnate a un lavoro semplice, descritte con una
certe maniera pesante e rozza, sono in contrasto con quella
bella fantasia del fazzoletto da testa sistemato con una felice
disinvoltura. La pennellata e energica e sicura nella sua libertš,
la gamma cromatica š alquanto pesante e densa alla maniera
del Seicento avanzato e maturo, ma sorprendentemente viva
nello scialle che cinge il petto della giovane donna.
Quella finezza del viso avrebbe potuto indurre il nostro pensiero
a r icordare certe figure (naturalmente neoseicentesche)
di Gaspare Traversi, se qui la pennellata 'barocca e, in generale,
la morfologia caratteristica di Eberhart Keil non fossero presenti
in una maniera davvero evidente. II pittore di Helsingor
si rivela anche nei particolari, nonchč neIl'invenzione >iconograficaa.
Quelle mani applicate ai lavori femminili le troviamo
molto spesso sui dipinti di Monsu Bernardo: nella >Scuola di
lavori femminilic della collezione di Herman Voss, per esempio,
e nella >Calzettariae gla nella raccolta Dowdeswell a Parigi
e sono sempre mani un po' rozze con le dita grassocce. Anche
il motivo đi quel fazzoletto da testa composto in maniera cosi
fantasiosa lo Incontriamo nelle opere del nostro pi t tore, ma
similissimo proprio nella «Vecchia ohe legge«, che Longhi pubblico
nel suo studio soltanto che nel nostro caso sul r i t ratto
della giovane donna, questo fazzoletto ha preso il ruolo di una
f ine e spiritosa civetteria, e l a forma di u n nobile elemento
accessorio che conferisce a tutta I ' invenzione un accento straordinario
e fantastico.
Perchč di un r i t ratto, a parer mio, si t ratta davvero; ed e
per questo che i l nostro pi t tore ha t ralasciato qui quel suo
noto tipo femminile dal viso largo e dai grandi occhi rotondi;
o forse, in questo periodo, non I'aveva ancora adottato. Comunque
sia, un che di nordico si sente pur sempre in questo
viso ovoidale e neil' espressione sostenuta e discreta, cosi che
forse dovremo pensare al primo periodo del suo lungho soggiorno
italiano. Ma I'inf lusso di Domenico Fetti il nostro autore
deve averlo giš sentito pienamente, come si vede dal molle
drappeggio della bianca manica. La fisionomia tanto individuale
e quegli occhi appuntiti varmo ascritti al la modella. Ancora
una volta ci troviamo davanti alla fusione, cosi frequente presso
Monsu Bernardo, di una figura di genere con un ritratto.
Forse sara davvero da ascrivere alla modella questo fine
lirismo che irradia dal dipinto cosi eccezionale neIl'opera del
pittore, ma il fato che proprio lui da tutto ci č abbia saputo
trarre una qualith nuova ed emozionante e merito suo incontestabile
e, forse, inaspettato.

Keywords

Hrčak ID:

148177

URI

https://hrcak.srce.hr/148177

Publication date:

15.12.1966.

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