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IL CAVALIER D'ARPINO NELLA GALLERIA STROSSMAYER

Vinko Zlamalik


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Abstract

Avendo il dipinto S. Giorgio uccide il drago ( f ig. 1) ottenuto
la propria verifica definitiva quale indubbia opera del Cavalier
d'Arpino, nella grande mostra retrospettiva a Roma nei
1973, lo scrlvente prende I'occasione per informare il publico
nostrano delI'opinione di Herwarth Rbttgen sull'opera detta
nonchć di valorizzarla formalmente ed esteticamente ancora una
volta. Nel suo trattato I'autore pubblica inoltre il dipinto »S.
Francesco in estasi con due angeli (fig. 4), il quale nel catalogo
della mostra di Roma e segnato come replica delI'omonimo dipinto
in chiesa di S. Bonaventura, nella cappella di S. Francesco
a Frascati. A queste opere egli aggiunge anche la tela finora
ignota al pubblico rappresentante S, Francesco con I'angelo che
suona il violino ( f ig. 7) daila Galleria Strossmayer dei maestri
antichi di Zagabria, con un tema, dunque, che fu assai cero e
popolare neIl'arte italiana del Cinquecento. Sebbene I'autore
conosca una composizione quasi identica nella collezione D.
Mahon di Londra, la quale venne dal Briganti attribuita ad Annibale
Carracci, mentre P. Longhi la collegava alle prime opere di
Guido Reni, il che starebbe ad imporre la conclusione che il
dipinto xagabrese sia soltanto una replica di quello di Londra,
I'autore ritiene che table soluzione attributiva non sia possibile
semplicemente accettarla senza autopsia del quadro di Londra.
Facendo presente che il Cavalier d'Arpino era noto per Ia viva
produzione di dipinti di formato minore nella propria bottega di
Roma agli inizi del secolo XVII, e trovandone alcune analogie
con il dipinto zagabrese (il paesaggio, per esempio, da I'impressione
di un elemento appositamente interpolato nella composizione,
e le caratteristiche tipologiche del volto del santo nonchć
la sua placidita emotiva indubbiamente trovano riscontro e poggiano
direttamente sull'ispirate radiosita e la disposizione d'animo
deli'arte del maestro Cesari), I'autore conclude: non si tratta,
naturalmente, di Cavager d'Arpino in persona, ma di uno dei
suoi seguaci posteri; chi perć, rimane una questione aperta.
Si tratta comunque di un'opera prodotta in serie, di un lavoro
eseguito in una bottega in base a un modelIo piu noto e piu
popolare tra il pubblico. L'autore suppone che tale modelio sia
potuto nascere proprio in seno alla pretica del Cesari all'inizio
del Seicento. L'intento delI'autore, circa questo dipinto, non e
altro se non sottoporre quest'opera sconosciuta all'opinione dei
critici entro i margini del tema che si occupa delle realizzazioni
di Cavalier d'Arpino, affinchć di esso si possa ottenere da parte
dei critici piu competenti una valutazione definitiva.

Keywords

Hrčak ID:

148755

URI

https://hrcak.srce.hr/148755

Publication date:

15.12.1977.

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