Documentazione e diagnostica dell’illuminazione dello Statuto della città di Pola dell’anno 1500

Autori

DOI:

https://doi.org/10.31726/via.26.5

Parole chiave:

Statuto di Pola del 1500, illuminazione, danni, scuola di miniatura ferrarese, miniatura veneziana, Marco Navager, Antonius de Lendinaria, Agostino Barbarigo, Maestro di Pico, Benedetto Bordone, restauro, documentazione, luce inclinata, diagnostica non distruttiva, osservazione, pigmenti del Rinascimento, conservazione

Abstract

Nel presente lavoro è stata eseguita un’accurata ispezione visiva dei danni meccanici nonché fisici e chimici evidenti sull’illuminazione. Al livello generale dei motivi raffigurati nelle miniature è stato individuato lo stile appartenente allo spirito del quattrocento caratteristico dell’Italia settentrionale e dimostra le caratteristiche della scuola di miniatura ferrarese con l’influsso veneziano. Un particolare riferimento è stato dedicato al motivo dello stemma e alla figura all’interno del medaglione sul foglio 6v il che ha portato all’ipotesi che il possibile committente del codice fosse stato il doge di Venezia, Agostino Barbarigo. Considerando lo stile stabilito, in particolare nella creazione della cornice ornamentata floreale e della miniatura delle lettere, è stata rilevata l’assomiglianza con altre miniature della stessa epoca e della stessa origine geografica e, in base agli studi recenti della miniatura si suppone che l’illuminazione sia stata creata nella bottega veneziana di Maestro di Pico. Per poter verificare quest’ ipotesi, è stata inviata una lettera ad un’ esperta in questo campo, alla signora Lilian Armstrong che lo ha confermato. Tuttavia però, lei ha richiamato l’attenzione sulla parte figurativa dell’illuminazione suggerendo che qui potrebbe trattarsi di Benedetto Bordone, stimato miniatore veneziano dell’epoca. Nelle successive ricerche furono ritrovate le fotografie di miniature sul foglio 6v, 7r e 94r scattate nel 1909 e pubblicate nel 1911. Le fotografie hanno un’enorme importanza dato che risalgono al periodo antecedente al restauro a Venezia nel 1936. Successivamente è stata effettuata una comparazione visiva dello stato attuale dei danni meccanici con lo stato registrato sulle foto ed è stato stabilito che in seguito ci sono stati altri danneggiamenti meccanici del colore e della pergamena. Sugli scan fatti per la monografia Statuto di Pola/ Statuta Polae nel 2000, non sono state evidenziate le differenze dei danni meccanici al colore paragonandoli con lo stato attuale, mentre per i danni fisici e chimici non è stata effettuata la comparazione per via delle tonalità irreali dei colori sugli scan di quel periodo. Dopo aver fotografato l’illuminazione con la luce inclinata e dopo aver esaminato la letteratura sui pigmenti del Rinascimento, è stata effettuata l’identificazione visuale dei pigmenti utilizzati per ceare miniature e inchiostro. Una buona parte dell’identificazione è stata affidata alle analisi successive ed è stata individuata una decolorazione di azzurrite, malachite e di pigmento di cobalto che sarebbe la diagnosi fondamentale che segnala la necessità di stabilizzare questi pigmenti con un intervento di restauro e conservazione. La ricostruzione della parte pittorica non è consigliabile a causa del danno alla pergamena e per via dell’invasione eccessiva nella originalità dell’illuminazione poiché si tratta di un’ ampia superficie interessata dalla mancanza del colore. Per via delle difficoltà nella descrizione dei danni meccanici cosi complessi è stato dimostrato che la fotografia rappresenta un documento insostituibile che può rendere possibile la visione dello stato delle miniature nel momento della realizzazione della fotografia. Inoltre, risulta come unico modo accettabile della registrazione protettiva di questo tipo del materiale archivistico.

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Pubblicato

2019-11-01

Fascicolo

Sezione

Trattati e articoli