Contributo allo studio della struttura catastale dell’Istria medievale (con particolare riferimento alla proprietà della diocesi di Freising)
Parole chiave:
poderi dei vescovi di Freising, Margraviato istriano, alto medioevoAbstract
Nell’articolo viene riportato il contenuto di due documenti sulla donazione, noti e citati nella letteratura, dei beni fiscali istriani da parte del re tedesco Enrico IV alle istituzioni di Frisinga: al Convento di Sant’Andrea (1062) e alla chiesa dedicata a Santa Maria e San Corbiniano (1067). I documenti sopra citati, oltre al fatto che i poderi si trovano in Istria, presentano anche altre somiglianze, per esempio alcune persone citate: il donatore è il re tedesco Enrico IV, i riceventi in ambedue i casi sono le istituzioni di Frisinga, in tutti e due i documenti viene menzionato il conte confinario U(da)lrik, ed infine il vescovo di Frisinga Ellenhard, il cui fedele servizio era il motivo per le donazioni. L’oggetto del primo documento di donazione sono i diritti fiscali nei paesi di Pyrian e Niwenburch, e del secondo i villaggi e castelli, Kubed (Cvbida), Predloka (Lovnca), Osp (Ozpe), Rožar (Razari), Truške (Trvscvlo), Šterna (Steina), Št. Peter (Sancte Petre). Gli storici hanno ubicato diversamente i toponimi del primo documento, allo stesso modo non è del tutto chiara l’ubicazione dei villaggi e castelli del secondo. Nell’ambito della Chiesa, oltre alle istituzioni di Frisinga, nel nord-ovest dell’Istria avevano ampi possessi anche i patriarchi di Gorizia e d’Aquileia. L’ubicazione dei possessi menzionati nei documenti di donazione ad Aquileia, nel 1062 e nel 1102, è prossima dell’ubicazione di quelli assegnati alle suddette istituzioni di Frisinga. Il fatto molto meno noto e citato, riguardo i possessi istriani della Diocesi di Frisinga, è la menzione della giurisdizione del vescovado di Frisinga sul territorio di Pirano d’Istria agli inizi del Duecento. Tra il 1201 ed il 1207 durava la controversia fra il clero e i cittadini di Pirano da una parte e la Diocesi di Capodistria dall’altra, per la decima piranese in olio. Tredici testimoni all’udienza di 18 dicembre 1201 hanno dichiarato che il notaio Domenico, il quale ha compilato il documento di donazione ai rappresentanti del clero e dei fedeli piranesi in questa causa, era stato nominato da Bertold, conte e podestà di Pirano. Sei testimoni dichiaravano che Bertold aveva assunto il diritto di nominare il notaio direttamente dal vescovo di Frisinga, a cui questo diritto era precedentemente assegnato dal sovrano. Secondo due altri testimoni Bertold ha ricevuto questo diritto (come pure il titolo di conte) indirettamente dal conte Meinhard, che lo aveva ricevuto dal vescovo di Frisinga, il quale a sua volta lo aveva ricevuto dal sovrano. Qui ci interessano alcune tra le persone menzionate, soprattutto i conti Meinhard e Bertold, trattandosi del conte confinario Bertold IV della famiglia degli Andeks (1188- 1204). I suoi genitori erano il conte Bertold III e Hedvika Wittelsbach. Era conte confinario istriano (1188-1204), e duca di Dalmazia, di Croazia e di Merano (?1188-1204). Ma come mai questa benevolenza di Frisinga verso la famiglia degli Andeks? La risposta è facile: il conte Bertold III, padre del conte Bertold IV di Merano, e Gisela di Dießen, madre del vescovo di Frisinga, Otto II, erano fratello e sorella. Bertold IV, che nella causa per la decima piranese in olio aveva nominato Domenico a notaio, secondo sei testimoni ne aveva infatti ricevuto il diritto direttamente dal vescovo di Frisinga Otto II, suo cugino. La famiglia dei Dießen-Andeks indirizzava consapevolmente una parte dei successori maschili verso le posizioni ecclesiastiche autorevoli, tra le quali anche quella del vescovo di Frisinga. I loro discendenti anche nella carica di funzionari ecclesiastici non dimenticavano le proprie origini e si impegnavano a rafforzare il potere mondano e i possedimenti dinastici della loro parentela.
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