Izvorni znanstveni članak
TRE CONTRIBUTI IN ONORE DI PROF. PETICIOLI
Ivan Matejčić
; Konzervatorski odjel - Rijeka
Sažetak
Sull' aspetto originario, lo stile e la datazione della ex-chiesa parrocchiale di S. Maria a Bale
L'odierna chiesa di S. Giuliano a Bale fu costruita nel 1878-1882 dove sorgeva la chiesa allora consacrata a S. Maria, distrutta, più antica e molto più piccola. A. Gnirs pubblicò nel 1915 la pianta e il disegno della faccia posteriore della chiesa costruita nel 1841, ossia prima della distruzione della chiesa vecchia. La pianta del semplice spazio a tre navate senza absidi visibili gli suggerì il paragone con l'architettura paleocristiana. Alcuni anni dopo nella letteratura critica si ricorda che la vecchia chiesa parrocchiale di Bale, a tre navate, era un edificio paleocristiano. Le descrizioni della chiesa risalenti a prima della sua distruzione e della costruzione della chiesa odierna riferiscono che si poteva chiaramente vedere come l'edificio sacro fosse sorto ampliando il corpo chiesastico verso nord, passando così da una chiesa a navata unica ad una chiesa a tre navate. Ciò avvenne nel 1588. Se inseriamo questi dati nei disegni del secolo scorso possiamo ricostruire l' aspetto della fase costruttiva primaria della chiesa. Si trattava di un edificio a una sola navata con tre absidi semicircolari aggettanti. Questo tipo di pianta non è noto nell' architettura sacra istriana, mentre è relativamente frequente in Europa centrale, soprattutto nella zona delle Alpi. Alcune di queste chiese sono in buono stato di conservazione, come la chiesa molto nota a Mistail in Svizzera, la cui parte absidale corrisponde pienamente alla proposta ricostruzione della facciata posteriore di S. Maria. Sulla tavola allegata è presentata una scelta di piante di chiese tipologicamente affini; sono datate per lo più alla fine dell'VIII e al principio del IX secolo. É importante ricordare che gli esemplari destinati alla comparazione sono concentrati sul territorio della Svizzera e dell'Italia alpina e risalgono all'epoca carolingia. Sullo stesso territorio B. Marušić ha trovato importanti analogie d'epoca carolingia per il gruppo delle chiese istriane a navata unica con abside inscritta. Ci si deve chiedere se anche in !stria non sia necessario iniziare a riconoscere con più decisione gli influssi dell'arte carolingia sulle forme architettoniche. La conquista franca dell'Istria, molto probabilmente nel 788, ebbe fortissime conseguenze sulla vita sociale complessiva della penisola. Dove giungeva il potere dei Franchi qui si diffondeva l'arte carolingia e anche nelle forme dell'arte istriana altomedievale si deve iniziare a riconoscere con più decisione gli influssi di questo primo, grande, capitolo dell'arte europea medievale. Questo non è un compito facile in quanto lo stesso concetto di arte carolingia bisogna non copre pienamente con il suo significato fenomeni stilistici coerenti. Per quanto riguarda la stessa architettura carolingia bisogna avere presente che essa ha in sé riflessi della tradizione paleocristiana che è difficile distinguere dalle forme specifiche del medioevo istriano che sono il risultato dell'imitazione, nei confini locali istriani accentuatamente presente, dell'arte paleocristiana e paleobizantina. Con la ricostruzione la forma ipotetica della chiesa parrocchiale altomedievale di Bale arricchisce la tipologia d eli' architettura preromanica in !stria con una variante finora sconosciuta, ma frequente nelle zone che rappresentano il centro stesso dell'impero carolingio al tempo della sua espansione. Rilievi lignei intagliati inediti da Krk Un paio di lastre lignee intagliate è custodito nella sacrestia della cattedrale di Krk (Veglia). Rappresentano S. Giovanni Battista e un Santo vescovo, verosimilmente S. Quirino. É stilisticamente molto vicino a questi rilievi un polittico che si conserva nella sacrestia della cattedrale di Grado, e che è stato analizzato e pubblicato a più riprese. Si assomigliano in modo particolare le figure di S. Giovanni Battista, corrispondenti nell'insieme e nei dettagli, cosicché possiamo supporre con molta probabilità che i rilievi di Krk e di Grado siano opera di uno stesso autore o, almeno, che abbiano avuto origine nella stessa bottega. L'analisi più esauriente del polittico di Grado è stata data da M. Walcher che accanto all'identificazione di elementi tardogotici ha avvertito anche di certi caratteri italiani, rinascimentali. Sul territorio del Friuli, naturalmente più spesso ai suoi margini montuosi, subalpini, s'incontrano esemplari di plastica che stilisticamente appartiene all'ampiamente diffusa espressione tardogotica, il cosiddetto gotico nordico. Si tratta in prevalenza di rilievi creati ai primi del XVI sec., dali 'idioma stilistico derivato dalla evoluta produzione della fine del XV sec. in Stiria. Il nome più noto è quello di Michael Parth, tirolese che tramite un'attività pluriennale portò in Friuli le forme chiaramente riconoscibili della cosiddetta Donauschule. I bassorilievi di Parth sulle ali degli altari mostrano, tuttavia, solo affinità stilistiche generiche con i rilievi di Krk e di Grado, in particolare non noteremo la presenza di influssi rinascimentali. Non è possible un'identificazione più diretta nemmeno con altri intagliatori conosciuti della prima metà del XVI sec. in Friuli, come Antonio Tironi e Giovanni Martini. La loro espressione è essenzialmente rinascimentale, poggiante sulle esperienze del Quattrocento veneziano, sebbene saltuariamente, specialmente nel caso di Tironi giunga ad espressione una morfologia nordica, tardogotica. Si deve concludere, come la Walcher, che i nostri rilievi sono opera di un'artista proveniente dalle botteghe subalpine, attivo in Friuli nella prima metà del XVI sec. dove fece propri alcuni elementi espressivi del rinascimento italiano. Ovviamente, non è esclusa l 'ipotesi che gli studi futuri non indicheranno un altro indirizzo di ricerca, per es. verso le realizzazioni delle botteghe bolzanesi con le quali riscontriamo ugualmente corrispondenze morfologiche. Ora che ci sono note due opere di questa cerchia è più verosimile anche la possibilità di identificazione dell'ambiente stilistico e della personalità dell'artista. La Madonna di Bribir Un dipinto della Madonna con il Bambino (tempera su tavola) è collocato nell'attico dell'altare maggiore della chiesa parrocchiale di S. Pietro e Paolo a Bribir. L'altare è opera dello scultore fiumano A. Michelazzi del 1747. In alto il dipinto era poco visibile anche a causa di alcuni guasti. La storica dell'arte R. Matejčić l'ha valutato come un'opera di qualità di qualche "madonero" del XVI e dei primi del XVII sec. e ha supposto che provenga da qualche altare ligneo più antico, che si trovava un tempo nella chiesa. Tolto il dipinto dall'altare l'analisi svolta parallelamente all'intervento di restauro ha reso possibile la sua sicura identificazione. Si tratta di una copia del dipinto noto come "Madonna di Zbraslav", che si conserva presso la Galleria nazionale di Praga. Quest'opera, che secondo i caratteri stilistici dev'essere datata intorno al 1350, proviene dal convento di Zbraslav. Nel XVII sec. il convento fu distrutto da un incendio, ma il dipinto, posto in salvo, divenne famoso e oggetto di venerazione. Con il passare del tempo, in particolare nel XVIII sec., furono eseguite numerose copie di questo dipinto, una delle quali è giunta anche a Bribir. In Croazia sono numerose le copie barocche di dipinti devozionali particolarmente venerati, a queste aggiungiamo anche la copia della "Madonna di Zbraslav", splendido dipinto della rinomata scuola pittorica gotica cèca.
Ključne riječi
Hrčak ID:
111041
URI
Datum izdavanja:
10.2.1998.
Posjeta: 1.820 *