Colloquia Maruliana, Vol. 2 , 1993.
Original scientific paper
Il "Hercules moralisatus" di Marulić (Intorno all'allegoria nel Dialogo su Ercole)
Bratislav Lučin
Abstract
L' argomento di questo saggio è il Dialogo di Marko Marulić su Ercole superato dai veneratori di Cristo (Marci Maruli dialogus de Hercule a christicolis superato), scritto nel 1519 o nel 1520 e stampato a Venezia ne1 1524. Gli interlocutorisono il Poeta e il Teologo. Prima, il Poeta esalta Ercole come eroe insuperabile, esponendo in breve la storia mitologica delle sue imprese, dopo di che il Teologo offre un’interpretazione allegorico-cristiana di questi atti eroici allo scopo di convincere il Poeta che il cristiano, con la sua vita virtuosa e la sua forza spirituale, supera sotto ogni aspetto l’eroe mitologico: Perciò, sarebbe meglio se i poeti dedicassero le loro canzoni agli eroi cristiani, piuttosto che ai personaggi delle favole.
Per comprendere l'allegoria di questa opera: è importantissimo collocarla nel giusto contesto interpretativo, indicatoci nella proposizione del Teologo: »Quanuis a poetis plurima fingantur sub quibus alegoriam latere uolunt siue nature siue morum siue etiam adumbrate circa rem gestam significationis.« Qui i1 Teologo allude alla spiegazione razionalistica dei miti, pratticata già nell'antichita classica e protrattasi nell' epoca cristiana fino al Seicento. Sempre secondo questa spiegazione i miti, sotto il velo di racconti denotano forze naturali (nel Marulić allegoria naturae) oppure idee morali (allegoria morum) oppure avvenimenti reali i cui protagonisti solo in un secondo tempo vennero considerati Dei (adumbrata circa rem gestam significatio). Tra queste, la più gradita a Marulić, il quale era un ottimo conoscitore dell’allegoresi biblica, era appunto la tradizione dell' interpretazione morale, non solo perché era la più vicina alle sue idee letterarie, ma anche perché corrispondeva in parte a quell' senso dell’esegesi allegorica della Scrittura che di solito si definisce tropologico o morale. Il procedimento della cosi detta »moralizzazione del mito« era molto usato nell'Umanesimo e nel Rinascimento, e in questi sforzi di attribuire al mito un significato cristiano-didattico, Ercole -considerato da alcuni (ma non da Marulić) una sorte di prefigurazione (typos) di Cristo - era tra i temi preferiti dell'epoca.
Pare che Collucio Salutati non potè esercitare alcun' influsso suI Marulić, perché la sua opera De laboribus Herculis, fino alla metà del nostro secolo esisteva solo in due manoscritti. La nostra ricerca dimostra comunque che altre due opere, le Genealogie deorum gentilium libri (in particolare i libri XIV e XV) e il Trattatello in laude di Dante (i capitoli XXI e XXII) di G. Boccaccio, servirono a Marulić come brevis summa della tradizione dell’interpretazione morale del mito e, in relazione a questa, della difesa della poesia dei suoi rapporti con la teologia e la verità. (Marulić aveva questi ultimi due libri nella sua biblioteca.) La interpretazione tropologica maruliciana delle imprese di Ercole appare però completamente diversa da quella di Boccaccio ed è quasi del tutto originale. Solo in due casi il raffronto dimostra delle rassomiglianze parziali tra il Nostro e il mitografo italiano, come, per esempio, la narrazione sul toro di Pasifea e Boccaccio Gen., IV, 10, oppure la esposizione del Marulić su Anteo e Boccaccio Gen., I, 13. E quasai certo che Marulić conosceva anche la breve comparazione di Lattanzio tra la forza fisica di Ercole e la forza spirituale del cristiano (Divinae institutiones, I, 9).
Il Teologo dice esplicitamente che la narrazione mitologica può aiutare il cristiano nell’governare meglio la sua vita, solo che la favola qui va intesa nel senso spirituale (spiritaliter intelligere). Quello che rende particolare il pocedimento allegorico di Marulić è l’introduzione del sistema di superamento. Prima, l' autore stabilisce una lunga serie di parallelismitra gli elementi della narrazione mitologica e i comportamenti considerati desiderabili come modo di vita cristiana, e poi sottolinea che il senso figurato (ossia i modi cristiani paragonati) supera quello letterale (le imprese dell’eroe pagano). Ogni interpretazione è fondata su una struttura consistente, quasi sillogistica, sempre abilmente mutata e velata, cosicchè il lettore diventa attratto dalla fascinante libertà e ingegnosità con cui l’autore scova i paralleli cristianomorali. Marulić non respinge del tutto l’uso della mitologia ai scopi cristiani, ma sente una certa avversione nei confronti delle interpretazioni tipologiche. Egli sceglie la via mediana: l'allegoresi tropologica con una certa misura di riserbo palese nel procedimento di superamento.
Marulić usa la disputa tra il Poeta e il Teologo per esporre le sue idee poetiche. Come tale, il suo Dialogo su Ercole entra nella corrente tradizionale in cui l'allegoresi del mito serve come espediente nella difesa della poesia (per es. Lattanzio, Fulgenzio, Theodulf da Orléans, Dante, Petrarca, Boccaccio, Albertino Mussato, Giovanni del Virgilio, Coluccio Salutati, Cristoforo Landino, Jakov Bunić, Erasmo di Rotterdam). In questo, come esempio, appare spesso Ercole (per es. in Lattanzio, Boccaccio, Salutati, Bunić, Erasmo). È interessante che una delle conclusioni del Concilio tridentino vieta gli »Ovidii moralizati«, perché esagerano, ritrovando i sacramenti della fede in un numero infinito di storie erotiche delle divinità pagane, mentre le opere stesse dell'Ovidio non vengono menzionate nel Indice tridentino. Forse non è a caso che il Dialogo su Ercole dell'umamsta croato sia stato tradotto in Italia proprio durante il Concilio (Dialogo di Marco Marullo delle eccellenti virtù e maravigliosi fatti di Hercole, Venezia 1549, tradotto da Bernardino Chrisolpho). Con la sua deviazione dalla consueta lettura allegorica, immediata e acritica, del mito, Marulić potè mostrare la via mediana tra il rigorismo di un Savonarola e l'altro estremo che qualche volta risultava in eresia.
Il Teologo di Marulić non è un nemico della poesia, solo che egli ritiene che la scelta tematica del Poeta non è ponderata e che il poeta cristiano dovrebbe cantare le imprese di un eroe cristiano. In questa opera, in modo indiretto, a posteriori, Marulić verifica la poetica del suo poema epico Davidias. Nel Dialogo il Poeta dimostra atteggiamenti tipicamente umamstici, ma nemmeno il Teologo è un semplice moralista cristiano di tempra medievale. Può dirsi che i due interlocutori rappresentano le due principali correnti dell’ambiente umanistoco: Il Poeta quella più liberale, fondata sui sistema educativo che si chiamava educazione morale-civile (propugnata da Pietro Paolo Vergerio il vecchio) e il Teologo quella un po' più conservativa, basata sull' educazione cristiana,arricchita in questo caso dalle idee del movimento spirituale devotio moderna. Le ragioni che spinsero l’umanista croato verso la seconda corrente erano le condizioni in patria (l'imminente pericolo turco e l'ostinata protrazione delle eresi cristiane nella retroterra di Spalato), ma anche il fatto che il suo maestro Tideo Acciarini era vicino alle idee di educazione cristiana.
Il fato che anche Erasmo di Rotterdam nell' Enchiridion militis Christiani (nel Canon quintus) menziona Ercole e l'allegoresi del mito, invita un raffronto tra le concezioni maruliciane e quelle di Erasmo nell'Enchiridion. Dall'epistola con la quale Marulić dedica il suo Dialogo su Ercole all'amico Thomas Niger, impariamo che egli stimava altamente il grande umanista e che leggeva le sue opere. È interessante che Erasmo e l'umanista croato condividono le stesse idee sull'importanza dell'allegoria e sulla necessita di cercare nell'allegoresi biblica un sostegno autorevole; la lettura degli scrittori pagani, i cui testi vanno sempre intesi allegoricamente, esige prudenza e temperanza. Lo scopo principale dell'educazione cristiana non sono dispute scolastiche ma il perfezionamento morale. Nella forza e armonia dell'espresione i teologi moderni non sono paragonabili ai vecchi, i quali li superano sotto ogni aspetto. Anche se si tratti, in parte, di luoghi comuni, l'affinità delle idee e della scelta tematica di fronte a un vasto repertorio tradizionale, dimostra quanto erano vicine, in realta le posizioni ideologiche dei due umanisti di portata mondiale.
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Hrčak ID:
9858
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Publication date:
22.4.1993.
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