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MAESTRANZA DI SCALPELLINI DEL PALAZZO COMUNALE A POLA
Josip Stošić
Abstract
MAESTRANZA Dl SCALPELLINI
POLA
DEL 'PALAZZO COMUNALE A
Verso la fine deli XI secolo e al principio del XII nelle tradizioni
preromaniche deli' arte di scalpello, si formava in Istria
una scultura del primo periodo romanico, nuova riguardo allo
stile. II .modo specifico nei trattamento della forma e del soggetto
iconografico permettono di definirne le realizzazioni quali
opere di una scuola regionale..Situata in una zona periferica
della scultura europea occidentale, quella scuola venne gradualmente
a ri f iutare le esigenze essenziali deli' arte plastica del
tempo e, conseguentamente, a nagare se stessa. Le costruzioni
fondamentali in pietra del XII secolo erano considerate conseguimenti
estremi e, volendo metter in rilievo quelle, gli scalpellini
istriani trascurarono la figurazione, ridussero quindi I'opera
di scultura a una mera forma funzionale degli elementi architettonico~
lastici. Le maestranze crescevano parallelamente allo
sviluppo delle citth, non tanto perd che i mestri locali potessero
soddisfare alle esigenze nate col tempo. I committenti richiedevano
una nicca figurazione plastica, quele I'incantravano nei centri
mediterranei piu progrediti, le maestranze locali invece avevano
quasi smesso di scolpire in pietra rappresentazioni figurali. Una
via di uscita da quel contrasto fu trovata neil'importazione delle
opere d'arte. All'inizio, una vasta zona deli'Adriatico veniva
presa in considerazione per tali acquisti ma, con la sua dominazione
politica, Venezia s'impose anche come esportatore esclusivo
della scultura in pietra per I'Istria. Quelle opere importate
avevano preponderantemente carattera decorativo e, inoltre, le
loro qualith formali, la complessita di motivi, l a vivacitš di
movenza, erano in tale contrasto con la creazione locale che,
eHettivamente, non postevano esercitarvi alcun inf lusso.
In una situazione tanto critica per le maestranze di scalpellini
istriani, una grande costruzione, quella del palazzo comunale
di Pola, diede un nuovo impulso. I lavori ebbero inzio al tempo
in cui il comune di Pola si opponeva con tvtti i mezzi di cui
disponeva all'ordinamento feudale deli'intera marca d'Istria lottando
allo stesso tempo con i potenti signori locali, la famiglia
Castropola. Mentre gli altri comuni istriani in quella lotta difficile
si erano messi sotto la »protezionec di Venezia, Pola trovava
modo non solo di resistere a quella feudalita rinvigorita,
ma di opporsi anche all'egemonia di Venezia in Istria. E furono
proprio quella parte politica eccezionale che aveva assunto la
citth ed il significato eccezionale che ne proveniva per il suo
palazzo comunale, che determinirano I'eccezionale forma delI'edifizio,
il quale fu concepito come cornice architettonica per
I'esercitazione della varie funzioni municipali ma anche come
monumento: simbolo deli'autonomia comunale. Questo fatto ne
suggerl la forma monumentale e la facciata ricca di sculture.
Benchč del palazzo originario sia conservata solo una facciata
(fig. I ), e anche quella sia solo laterale, danneggiata e parecchio
deturpata, quegli elementi architetttonici ci permettono
d'immaginarlo nei suo intero aspetto primordiale. Svila piazza
la facciata aveva al pianterreno il porticato aperto con cinque
arcate a sesto acuto, uguali a quella murata piu tardi con cui
Io stesso porticato si apriva lateralmante nella parte conservata.
La facciata laterale aveva anche una scala astama messa
in rilievo e dominata daIla slanciata torre comunale rilevata
allo stesso modo. Uno dei due lati rimanenti era parzialmente
appoggiato ad un'altra costruzione mentre il lato posteriore eraformato daIle parti posteriori di un edifizio romanico e di un
tempio antico. Benchš il palazzo avesse un piano, le sue finestre
si potevano aprire solo svIle parti che non sovras',avano all altissimo
porticato. Le facciate erano coronate da r icchi cornicioni
(fig. 2) con mensole scolpite (f ig. 6 — 10) e, sopra ognuno
degli angoli liberi, si inalzava, ben messa in rilievo, una figura
delle qualisi č conservato solo un telamon (fig. 4 e 5) ; del la
figura sull'altro angolo un' idea ce la puć dare la sua piu tarcla
replica (fig. 3) e quanto all'aspetto di quella sul terzo angolo,
possiamo solo immaginarla se ammettiamo che le figure della
stessa maestranza a Parenzo, per i l loro at teggiamneto chino a
guisa di telamon ne siano le alquanto modificate copie.
L'affinita di st ile e l e cor rispondenti dimensioni farmo supporre
che appartenga al palazzo comunale anche il f rammento
(fig. 12 — 14) attualmente in possesso del Museo Archeologico
L'identita manifesta con le scultura del palazzo comunale a
Pola indica che sono opera della stessa maestranza anche le
due figure nella chiesa dei S. S. Pietro e Paolo a Karsete (fig.
15), iconograficamente definite come evangelisti: gl i at t r ibuti
del libro e delle ali svIla figura barbuta la denotano piu precisamente
come S. Matteo. La forma quasi uguale, le dimensioni
e I'aggiustamento architettonico identici, collegano con queste
sculture anche la f igura incastrata nella facciata della chiesa
parrocchiale a Buje ( f ig. 16) I a quale, giudicando dal volto
imberbe, rappresenta probabilmente S. Giovanni. L'adattamento
architettonico speciale della scultura indica che quelle figure
sono in effetti tre balaustri del parapetto di un pulpito rettangolare
che, data la sua forma, doveva esser appoggiato alla
colonna quadrata delI'arcata della basilica. Quella forma di
costruzione nelle vicinanze del reperto si I 'ha solo i l cent ro
della diocesi — la cattedrale di Cittanova. Nella sua cripta si
trovano in uso secondario di porta confessionale una diminuita
pietra basilare ed i balaustri coi capiteli di un pulpito diviso
(fig. 17). Se si uniscono queste parti coi r i t rovati avanzi del
parapetto, si hanno tut t i gl i e lementi necessari ad un'esatta
ricostruzione del pulpito (f ig. 18 e 20) le cui dimensioni sono
in rapporti geometrici abituali secondo la pretica nei progetti
mdeioevali (fig. 19, le parti conservate sono quelle righettate).
Le dimensioni identiche e queasi le stesse forme che possiamo
o sservare sulle gia menzionate f igure incastrate a g u isa d i
spolie nel muro della modesta chiesa rinascimentale a Parenzo,
la quale per via delle due statue viene chiamata»la casa dei
due santic ( f ig. 22 e 23) , suggeriscono I'idea che quelle pure
abbiano avuto la funzione di balaustri angolari nel parapetto di
un simile pulpito, sebbene i loro attributi, i l b o r sellino al la
cintura e i guanti i n mano, indichino che rappresentano due
santi, forse martiri locali. Conseguentemente anche le parti dei
due cornicioni incastrati a guisa di spolie possono essere considerati
parti delIo stesso pulpito (f ig. 21) : i l l i scio cornicione
incastrato all' angolo della casa indica forse che il pulpito abbia
avuto la forma quadrata e un fondamento di muratura, mentre
il cornicione, da cui sono state recise le mensole delle due
figure, ccn i suoi mi nut i o r nat i p lastici, f a p ensare all'appoggiatoio
del parapeto. Per le pietre che lo cingevano hanno
servito probabilmente i plutei del periodo bizantino conservati
in numero considerevole nella citta.
Sebbene piu primitiva r iguardo al concetto e a l l a tecnica,
I'icona di S. Cr istoforo, nel deposito della chiesa parocchiale
a Dignano ( Istria), 0 a f f ine quanto allo st ile, alle sculture
analizzate finora ( f ig. 24) ; probabilmente fu eseguita da un
seguace della stessa maestranza.
Tutte queste sculture, oltre che per certi par ticolari, collegano
tra loro come opera della stessa maestranza specialmente
per I'identita del t rattamento plastico delle forme: le loro dimensioni
ridotte nonche i r igorosi rapporti delle proporzioni e
delle reti di linee, ricordano i precetti teoretici della costruzione
di figure contenuti in uno dei testi edilizi medioevali. Ed ć proprio
una tale scultura dai rapporti chiari, puri e r igorosi, che
poteva esser adottata daIle maestranze di s calpellini i s t r iani,
preoccupa',e anzitutto della chiarezza della costruzione per la
quale da lungo tempo avevano trascurato le forme piu r icche
mosse della figurazione plastica.
Mentre I'archittetura i n cui sono inserite queste opere plastiche
e ricca e svariata, e mentre per i l palazzo comunale e
per i pulpit i si possono trovare neIl'arte toscana costruzioni
aHini, neIl' opera plastica si r i pete spesso l a s tessa forma
adattata a soggetti iconografici diversi, ed i n Toscana non se
ne trova niente di simile salvo per i molto generali momenti
delI' impostazione frcntale e della riduzione formale. Ma proprio
questa ripresa della stessa forma, per cui meccanicamente
si mantengono gli elementi di un at teggiamento cessato ormai
di essere funzionale, rende possibile di stabilire un ordine cronologico
riguardo a Ile opere della maestranza, nel quele il
palazzo di Pola precede i pulpiti a Parenzo e a Cittanova. Tutto
cio, con alcune soluzioni sul pat rimonio plastico istriano del
tempo precedente per quanto si r i ferisce ai particolari diHicilmente
leggibili dal modelIo disegnato ( la modelI azione dei
piedi), parla in favore delI'asserzione che quella maestranza e
stata formata tra gli scalpellini locali dai capomastri che lavoravano
alla costruzione del palazzo comunale in Pola. L'iscrizione
conservata (fig. 11) sulla costruzione di quel palazzo stabilisce
quindi anche la formazione della maestranza tra i l 1296 ed i l
1299. II fatto che la figurazione ne sia state copiata dopo quasi
mezzo secolo svIle forme di costruzioni piu giovani del pulpito
a Montana (Istria), del quale sono conservati solo tre balaustri
(fig. 25 — 27) e un frammento del parapetto, parlano in modo
piu convincente del significato di questa maestranza neIl'arte di
scalpello in Istria.
in Pola.
Keywords
Hrčak ID:
147477
URI
Publication date:
15.12.1966.
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