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Original scientific paper

COMPLETAMENTI ALL’ICONOGRAFIA DEGLI STALLI DI CORO SPALATINO DEL XII SECOLO

Cvito Fisković ; Split


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Abstract

Gli stalli lignei in stile romanico nel coro della cattedrale di Spalato, che alcuni storici dell’arte datano al XII secolo, altri invece al XIII, sono noti per la loro antichità, per la rarità e per il valore artistico e sono enumerati non solo tra i monumenti di maggior valore della Dalmazia, ma anche tra i monumenti mondiali di tale genere.
L’autore li data alla seconda metà del XII secolo e accenna agli storici dell’arte che hanno scritto sull’argomento, in particolare allo studio di Ljubo Karaman, storico di rilievo dei monumenti croati, pubblicato nel 1942.
L’autore di questo articolo prende in considerazione l’iconografia deglis talli, ricca come è tipico del monumenti medievali, e sottolinea il valore artistico della figurazione del coro.
Dà particolare importanza alle figure a rilievo dei santi Cosma e Damiano che su in piedistallo sono sorretti da telamoni, due ammalati, un con una stampella, l’altro su un asino, essendo entrambi malati alle gambe, i due santi infatti secondo il racconto di Jacopo da Voragine nella »Leggenda aurea« sono conosciuti come guri dei malati di gambe. Su uno dei cibori sotto il quale si trova uno dei santi guaritori è rappresentato un gallo, con ciò l’antico culto di Esculapio, all’interno del pallazo di Diocleziano.
L’autore ritiene che sotto uno dei quattro cibori non è raffigurato il magnate che devrebbe essere, come si racconta, anche il donatore degli stalli del coro, ma S. Anastasio martire,s ebbene privo dell’aureola. L’autore riporta altre sculture di santi senza aureola del XII-XIII secolo a Spalato.
Proprio prechè sul coro sono rappresentati quattro santi, l’autore fa notare che bisogna sottolineare la rappresentazione della palma, che su una base a se stante, è portata da un telamone, come simbolo della vittoria e della gloria celeste e dell’immortalità dei santi. Per questo motivo è rapresentata proprio la palme e la sua presenza è stata erroneamente interpretata e trascurata nella descrizione del coro.
Non ricordata neppure la funzione sacra, danneggiata, raffigurata sugli stalli, ma autore nell’articolo vi riconosce un vescovo o un abate dell’ordine benedettino con il pastorale, che un chierico incensa.
L’autore dell’articolo fa notare che il tetto del diborio sopra l’altare ricoperto da coppe è realizzato su modello del tetto preromanico del ciborio di S. Marta a Bijaći che risale all’XI secolo.
Una scena che finora era enigmatica e non era stata spiegata, secondo l’autore dell’articolo rappresenta l’Israelita nel deserto che secondo il testo del Secondo libro di Mosè nella Sacra Scrittura del Vecchio Testamento raccoglie la manna raffigurata in forma di pane e la ripone nel recipiente che porta sulla spalla, accanto alla rondinella dello stormo che Dio aveva mandato agli Israeliti insieme alla manna. Questo scena nell’XI secolo è rappresentata molto raramente in maniera così pittorescamente concisa.
L’autore scrive che la scena dell’aratura con l’aratore, il bue e l’aratro, non esiste sugli stalli del coro, è qui invece scolpito un pastore che esorta un bue ad alzarsi dal proto.
Come traccia dell’antica iconografia romana l’autore vede nell’intricata decorazione vegetale una piccola figura di satiro. La testa d’uomo rovesciata e l’uccello caduto, abbattuto, sono collegati dall’autore dell’articolo alla testa mostruosa ed espressiva di un’antica gorgone romana, che uccideva col suo sguardo tutti gli esseri viventi, rappresentato vicino ad essi nel coro.
L’autore rivolge in particolare la sua attenzione al valore artistico degli stalli del coro, che risalta nell’insieme, alla disposizione della decorazione, alla maestria e alla pittoricità del viticcio vegetale, al ritmo del suo piegarsi, alla vivacità e alla rappresentazione realistica degli animali in movimento.

Keywords

Hrčak ID:

155607

URI

https://hrcak.srce.hr/155607

Publication date:

13.12.1990.

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