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Original scientific paper

I nomi propri a Dubrovnik (Ragusa) nei sec. XIX (Contributo allo atudio statistico-strutturale degli antroponimi serbocroati)

Žarko Muljačić


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page 111-128

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Abstract

L'autore ha sottoposto all'analisi strutturale i nomi che si davano in occasione di battesimi a Dubrovnik, nella parrocchia di S. Maria Maggiore (“Gospa”) dal 1300 al 1900 tenendo conto di tutti i fattori linguistici e sociolinguistici che influirono sullo sviluppo del fondo onomastico nella città adriatica durante il detto periodo. Per il momento una parte soltanto della massa enorme di ca. 10.000 atti è stata studiata con metodi statistici (più precisamente tutti i nomi impartiti dal 1800 al 1819 nonché negli anni con cui iniziano le decadi, vale a dire nel 1820 ... ecc. fino al 1900).

Come altrove anche qui le “unità onomastiche” (abbrev. UO) sono numericamente inferiori alle “varianti onomastiche” che l'autore chiama allonimi. Volendo isolare le UO l'autore si è imbattuto in difficoltà specifiche all'ambiente studiato di cui sono piu importanti le seguenti: 1. Le fedi di nascita non furono redatte in croato fino al 1898. Perciò i parroci dovettero spesso affaticarsi se volevano tradurre certi nomi croati e slavi. Essendo a Dubrovnik presente una esigua minoranza italiana che non oltrepassò mai i 5% ma che esercitò sui Croati un ascendente onomastico superiore alla propria forza numerica, spesso non siamo sicuri se attribuire un norne a una o più UO: per es. Amalia e Vioiletta dagli atti possono corrispondere nella realtà, se si tratta di una bambina di genitori croati, a Amalja, Violeta e Ljubica.
2. Simili difficoltà nascevano quando i nuovi abitanti di Dubrovnik oriundi da quasi tutte le parti dell'Impero absburgico e spesso in parentela con gli aborigeni volevano dare ai loro bambini o ai bambini dei loro congiunti e dipendenti, (compresovi un numero di bambini illegittimi) che tenevano a battesimo nomi tedeschi, ungheresi, cechi, polacchi, sloveni, croati settentrionali ecc. (spesso differenti soltanto di forma dagli allonimi esistenti), per es. Florijan, Florio, Cvijeto. 3. Un'usanza antica vigente a Dubrovnik ostacola più di ogni altra cosa l'identifieazione delle UO: era possibile impartire lo stesso nome a due figli (figlie) viventi che poi nella vita pratica si distinguevano con attributi appositi (per es. Niko Veliki, Niko Mali, Mare Velika, Mare Mala).

Tuttavia, l'autore é riuscito a veder chiaro in questo groviglio onomastico polilingue e a isolare tutte o qualli le UO nei primi due decenni ripromettendosi di farlo per il resto in avvenire.

Gli allonimi vengono definiti come unità che malgrado differenze di forma non ci oppongono tra di loro allo stesso livello sincronico perche usate in contesti sociali reciprocamente esclusivi e che si completano a vicenda (distribuzione complementare). Appartengono a una UO per es.: Dživo (usato an circoli aristocratici o imitanti l'aristocrazia decaduta), Ivo (nella stragrande maggioranza slava), Ivan (fra coloro che sfoggiano conoscenza della lingua letteraria e non vogliono adattarsi al dialetto locale) e Giovanni (fra i membri della minoranza italiana). Interessanti i casi quando allonimi in forma ipocoristica si trovano nella sfera di due o più UO: Slave, n. f., si traduce da regola con Vittoria (si noti che pobjeda “vittoria” è un russismo recente e che a Dubrovnik esisteva slavodobiće) o Gloria, ma qualche volta (e i parroci non lo registrano sempre) sta per Stanislava, che a sua volta comunemente si raccorcia in Stane.

Nello spazio di tempo studiato Dubrovnik vide cadere i governi nazionale (Repubblica di Ragusa) e francese e insediarsi quello austriaco. Il fondo onomastico di base che verso il 1800 era costituito in gran parte da nomi di santi da tempo croatizzati, perdette terreno nel corso del secolo. Alcuni nomi scomparvero del tutto, altri videro diminuire in modo sensibile le rispettive frequenze, terzi poi - e sono in minoranza -allargarono un poco le proprie schiere. Nessuno dei nuovi nomi però ebbe un successo simile a quello dei nomi ereditati: troppo disparate infatti furono le tradizioni della nuova popolazione sia slava che non slava e gli aborigeni riuscivano ad assimilare una parte dei nuovi venuti e ad impor loro la propria tradizione onomastica pur accettando alcune innovazioni di moda. Tutti gli avvenimenti più importanti del secolo si rispecchiarono nel fondo onomastico. Tra i nomi nuovi troviamo infatti nomi francesi, tedeschi e italiani dinastici e non dinastici, nomi di eroi croati e slavi, sempre piu frequenti negli ultimi due decenni, nomi tratti da opere letterarie e musicali non slave e slave, nomi dei santi slavi, nomi nazionali slavi che spesso sono traduzioni di nomi stranieri, nomi di nuovi santi, secondi nomi che passano alla prima posizione (per es. Dolores, Merčedes secondo moduli spagnoli ma anche in relazione ai binomi italiani Maria Addolorata ecc.), infine nomi latini e greci.

Dubrovnik segue nell'insieme l'evoluzione onomastica europea con un ritardo specifico dovuto al conservativismo patriarcale della società dalmata e croata in generale. La dispersione dei nomi cresce costantemente, e per i nomi femminili di regola più rapidamente che per i maschili. Mentre nel 1800 su 132 bambini d'ambo i sessi si ebbero 42 nomi differenti, cento anni dopo 96 bambini si divisero ben 57 nomi. Laddove nel 1800 si aveva una media di 2,5 bambini e 4,187 bambine per nome, nel 1900 si ha una media di 1,806 e 1,538 rispettivamente. Tuttavia, la rapidità con cui si moltiplica il fondo onomastico femminile non raggiunge il ritmo europeo. L'autore è del parere che il detto fenomeno possa esser attribuito non soltanto all'assenza di forme eccessive dell'individualismo borghese a Dubrovnik nel detto periodo e alla mancanza di movimenti femministici ma anche all'ardore delle lotte politiche fra vari nazionalismi fin de siecle di cui ciascuno aveva i propri nomi “politici” quasi esclusivamente maschili.

Vi sono acclusi due specchietti che ci danno un'idea quantitativa delle tendenze innovatrici e tre elenchi contenenti: dati numerici su 123 nomi in uso fino al 1819 il primo, dati cronologici (l'anno della prima apparizione per 148 nomi nuovi usati dopo il 1819) il secondo e dati cronologici sulla prima apparizione di 220 nomi usati come secondi e terzi il terzo. Si noti che la posizione del cosiddetto secondo nome era spesso il punto di passaggio obbligatorio in cui fecero la loro prima apparizione molti nomi creduti in un primo tempo inadatti alla prima posizione e usati poi (dopo un periodo che va da un anno ad alcuni decenni) come primi. L'autore è del parere che la stessa posizione serva anche da ultimo rifugio a nomi arcaici in ritirata.

Fra tanti nomi molti furono effimeri. Si mantennero per lo più quelli che corrispondevano ai bisogni e al gusto della maggioranza slava o che per motivi linguistici godevano una situazione privilegiata (nomi brevi di natura o abbreviati, nomi senza “caselle vuote” cioe aventi forme per ambedue i sessi).

Con un patrimonio onomastico che al fondo di base congervatosi nei suoi punti essenziali aggiunge un contingente di nomi slavi e non slavi equilibrantisi Dubrovnik entra nel secolo XX.

Keywords

Hrčak ID:

165316

URI

https://hrcak.srce.hr/165316

Publication date:

23.8.1963.

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