Skip to the main content

Professional paper

LO SVILUPPO DEL CANTO TRA L’IMPROVISAZIONE VOCALE E L’ANNOTAZIONE

Gabrijela s. Vlasta TKALEC ; The Catholic Faculty of Theology, University of Zagreb, Zagreb, Croatia


Full text: croatian pdf 9.506 Kb

page 25-32

downloads: 229

cite


Abstract

I canti gregorianila musica sacraè vecchia quanto il cristianesimo, è nata sui testi che accompagnano le funzioni liturgiche della Chiesa. La liturgia è lo spazio in cui hic et nunc Dio si fa presente e diventa il motivo del raduno dei fedeli, offre la Sua Parola, che abbatte tutti gli ostacoli tra la gente e tra i popoli. Con il canto si desidera esprimere la fede, che non è solamente musica, ma anche preghiera. Secondo J. Ratzinger, il papa attuale, la musica è apologia della fede più pura, che manifesta quello che si crede e, nella liturgia, esso è l’intermediario privilegiato dell’incontro di Dio e con l’uomo. Se nella liturgia la musica non diventa vera preghiera, è un corpo estraneo, che in tal caso bisognerebbe eliminare. La melodia liturgica si forma tramite note composte ed è molto più di una semplice musica vocale. I canti gregoriani, che sono stati ispirati al mistero della fede e le cui melodie vivono in armonia perfetta con la struttura liturgica, sono l’espressione della fede, tramite cui Dio e la Chiesa parlano al cuore dei fedeli. Questo canto non si esaurisce nella linea della melodia e nel ritmo della musica, che a volte è segnalato dalla cultura dei popoli e dei tempi in cui nasce, ma gradualmente deriva dal vero intendimento della Parola di Dio, che ha il proprio ritmo e la propria dinamica, e diventa la preghiera della Chiesa, e a volte la parola della Chiesa che si rivolge a Dio. Il maggior numero dei testi musicati nel repertorio gregoriano, è stato preso dalla Bibbia, ma un gran numero anche dai Salteri. In questo modo, tramite le proprie melodie e i modi di rappresentazione, i canti gregoriani introducono alla comprensione di ogni atto liturgico e offrono loro un particolare e singolare tono, che non si può esprimere solo con le parole. Si è già scritto e discusso tanto su come sono nati i canti gregoriani; hanno vissuto i periodi critici, cominciando dalla riforma gregoriana fino a quella carolingia, ma anche nei secoli successivi. Malgrado tutte le difficoltà, la Chiesa li ha custoditi e accettati come propria eredità liturgico–gregoriana, e ha cercato di conservarla. La tradizione millenaria di questa sacra ed eterna eredità, ha spinto l’ultimo concilio di dargli quel posto che gli appartiene, per cui nella Costituzione liturgica Sacro-sanctum Concilium (SC) si sottolinea: “L’eredità musicale della Chiesa universale è un tesoro dal valore inapprezzabile poiché emerge tra le altre espressioni dell’arte, particolarmente perché il canto sacro, unito alle parole, fa parte integrale della solenne liturgia.”² Secondo lo stesso articolo di SC, bisogna tenere sempre in mente il valore dei canti nella liturgia: soprattutto deve essere la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli, che sono gli apostoli del Cristo crocefisso e risorto. Il fatto che il canto gregoriano abbia preso il nome dal papa Gregorio Magno, ma anche il suo ruolo liturgico-musicale che ha nella Chiesa, esorta all’ammirazione e alla riconoscenza della grandezza di tutti quei geni, che sono uniti al cristianesimo e fanno rivivere e conservare con il canto tutto quello che le loro penne tremolanti hanno segnato, e coloro che l’ascoltano sono investiti dalla sensazione di prendere parte alla liturgia celeste. Perciò è necessario che il canto gregoriano riviva e diventi vita nel servizio della liturgia e in ogni comunità cristiana. La prima epoca della storia dell’eredità gregoriana è la cosiddetta epoca creativa. Quest’epoca inizia con la fine della persecuzione dei cristiani e dura fino al pontificato di papa Gregorio Magno. Questo periodo è molto importante per la nascita di tante schola cantorum e per la loro partecipazione alle liturgie cantate nelle varie chiese. A causa della diversità dei nuovi repertori, la tradizione musicale della chiesa non era unita, per cui in quel periodo il ruolo importante della conservazione della stessa, era affidato ai santi padri.
L’epoca successiva è sempre importante per la creatività, con la differenza che il repertorio adesso ricreava per la schola, e non per l’intera comunità. Nel periodo della restaurazione, che doveva purificare il canto da tutti gli elementi aggiunti durante i secoli, nei vari ambienti storici e culturali, lasciato in eredità alla comunità cristiana, il repertorio perde la sua bellezza e autenticità originaria. La terza epoca è l’epoca della decadenza del canto gregoriano, che si estende dalla fine del XIII secolo, fino alla metà del XIX secolo. L’ultima è l’epoca della restaurazione, che comincia dalla metà del XIX secolo e continua ancora. Pio X con il suo moto proprio riconosce il canto gregoriano come il canto proprio della liturgia romana, e così comincia il movimento per il rinnovo, chiamato il movimento ceciliano.

Keywords

Hrčak ID:

205908

URI

https://hrcak.srce.hr/205908

Publication date:

17.3.2008.

Article data in other languages: croatian

Visits: 1.011 *