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Fascismo e cognomi nelle regioni mistilingue del confine settentrionale italiano

Miro Tasso ; Venezia


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str. 310-335

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Sažetak

Le regioni acquisite dall’Italia dopo la Grande Guerra, abitate prevalentemente da
popolazioni alloglotte, rappresentarono un problema per i primi governi postbellici
e l’emergente movimento fascista, ben presto, mise in atto delle prevaricazioni
culturali. Le aree di confine, notoriamente, evidenziano un peculiare contesto onomastico,
tanto che durante il regime venne pianificata l’italianizzazione dei cognomi
aventi una grafia straniera, con la precisa volontà di ledere un diritto all’identità
linguistica di ciascun popolo, nonché delle singole persone. Italianizzare, quindi,
come premessa per fascistizzare e l’obiettivo furono soprattutto le popolazioni delle
“terre redente” dopo il Primo conflitto mondiale. Il territorio privilegiato fu l’area
triestina e quella della Venezia Giulia, sebbene quella sudtirolese fosse potenzialmente
aperta a tale azione e, non casualmente, in Alto Adige furono italianizzati i
toponimi ivi esistenti. Al contrario, nelle aree friulane e valdostane, nonostante la
presenza di comunità che parlavano idiomi diversi da quello nazionale, praticamente,
non venne attuata nessuna italianizzazione dei cognomi ivi esistenti.

Ključne riječi

Fascismo e cognomi, italianizzazione coatta dei cognomi, popolazioni alloglotte, toponimi

Hrčak ID:

285813

URI

https://hrcak.srce.hr/285813

Datum izdavanja:

16.11.2022.

Podaci na drugim jezicima: hrvatski

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